Milano, 30 ottobre 2013 - La scuola era «cosa loro». Ragazzini di 15, 16 anni che non si risparmiavano nulla: droga, intimidazioni, minacce, vandalismi. Così avevano trasformato i corridoi, le classi, i cortili di quattro istituti superiori in una piccola palestra di malavita. Riportarli all’ordine? Impossibile, anzi, pericoloso per gli stessi insegnanti e dirigenti. A loro bastava metter su la faccia da bulli e tirar fuori il coltellino dalla tasca dei jeans: «Qui comandiamo noi». Nei guai sono finiti in 21, giovanissimi, alcuni addirittura di 11 anni. Sette i denunciati e uno, l’unico maggiorenne, «il capetto», arrestato.

Siamo a Quarto Oggiaro, il quartiere indomabile all’ultimo anello di Milano, periferia Nord Ovest, venuto su negli anni del boom a palazzoni-alveare delimitati da vialetti e cortili in cui convivono fino a 300 famiglie alla volta. L’operazione per fermare i ragazzi difficili — «e per offrire loro una seconda possibilità» — è stata portata avanti dagli uomini commissariato guidati da Antonio D’Urso. Un lavoro partito dalle segnalazioni di alcuni cittadini e dei presidi di quattro istituti della zona.

Il «capetto», 18 anni appena compiuti, era l’ex studente di una di queste scuole. Aveva smesso di studiare ma non di «frequentarle», da abusivo: le aveva trasformate nella sua personale riserva di spaccio. Ad aiutarlo, un manipolo di giovanissimi imbambolati dalla sua aria da bullo, dai soldi che maneggiava con tanta facilità, dal successo con le ragazzine. L’attività principale? Hascisc a volontà per amici e compagni. E poi petardi nei corridoi e nella sala insegnanti, estintori svuotati sulle pareti, urla.

Non avevano paura di nulla, nemmeno di minacciare i professori troppo severi, con tanto di coltellino agitato in aria e sorrisetto in faccia: «Questa sospensione? Proprio non ci piace». Il «capetto», S.R., è stato arrestato lunedì: gli uomini del commissariato monitoravano i suoi spostamenti con le telecamere piazzate anche all’interno degli istituti. A casa del ragazzo, hanno trovato 150 grammi di hascisc nascosti in un calzino, un coltello e a un bilancino di precisione. Gli agenti sono intervenuti mentre spacciava nel cortile della scuola. Un’azione plateale perché fosse da monito anche agli altri ragazzi, i più piccoli, quasi a dire: «Attenzione: ecco come finisce chi si comporta così».
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