Milano, 10 ottobre 2013 - Pestaggi, rapine, omicidi. La Mara Salvatrucha 13, la più pericolosa banda di Latinos del mondo, sul territorio milanese si è manifestata con atti sempre più violenti fin dal 2008. Ha un programma criminoso stabile che ha comportato una pluralità di delitti e ha una organizzazione interna rigidissima che si compone di un rito di iniziazione tribale: pestaggio per gli uomini, violenza sessuale di gruppo per le donne. Il «reflero», cioè il capo della organizzazione criminale ha potere di vita o di morte sui suoi uomini e sono state documentate attraverso intercettazioni svolte per anni dalla squadra mobile dei veri e propri ordini di uccidere persone e di impartire punizioni che nel codice di queste bande è denominato «luce verde».

Quando uno dei componenti della banda è segnato dalla luce verde chiuque può ucciderlo semplicemente incontrandolo per strada. Gli investigatori della mobile hanno documentato rapporti con il Salvador, quindi con l’organizzazione madre da cui quella investigata a Milano discende, pur essendo cellula autonoma. Sono documentati tatuaggi sul corpo degli affiliati e graffiti per marcare il territorio in cui questi appartenenti alla organizzazione si incontrano. Sono otto le principali pandilla (le
gang formate da giovani sudamericani) attive a Milano: si tratta di Mara Salvatrucha 13 (o Ms13) e i loro alleati Latin King New York, dei loro acerrimi nemici Mara Salvatrucha 18 (o Ms18) con i loro sodali Latin King Chicago, a cui si aggiungono Latin Flow, Comando, Trebol e Neta. La distinzione è riportata nell’ordinanza di custodia cautelare firmata dal Gip di Milano Andrea Antonio Salemme che dispone il carcere per 25 componenti della banda.

LE INTERCETTAZIONI
«Vivere la mara e morire con la Mara. La Mara è tutto: è la vita e la morte insieme. Per quello io prima vi dico: dovete capire cosa significa essere un appartenente della Mara». Chi parla è Josué Gerardo Isaac Flores Soto, detto «Kamikaze». Lui è il «Reflero», il capo della «clika» e recluta i futuri affiliati alla banda Ms13, la più pericolosa, quella che in America, l’Fbi mette al secondo posto, dopo Cosa Nostra. Kamikaze detta le regole e impone il rispetto delle stesse a costo di punizioni corporali che vanno dal pestaggio, fino all’omicidio per lo sgarro imperdonabile. Le intercettazioni delle telefonate tra Kamikaze e i suoi uomini riportate nell’ordinanza che dispone la custodia cautelare in carcere o ai domiciliari per 25 appartenenti alla banda, chiariscono bene quali sono le dinamiche interne alla banda, come si entra a farne parte e come non se ne esce, se non con la morte.

E ancora quali sono i valori e le punizioni per gli affiliati, uomini e donne. È Kamikaze che parla.
«Io sto cercando gente che sia parte della mia clika. Tu sarai un appartenente alla Mara finché ti comporterai bene con me e allora io come tuo Reflero ti proteggerò sempre. Per esempio, se la tua famiglia ti vuole picchiare io ti difenderò, se mi chiedi di non fare niente alla tua famiglia, io ti ascolto e non gli farò niente. Ma io comunque alla tua famiglia dirò che nessuno ti può fare niente davanti a me, perché tu sei un Homeboy (uomo della banda) e devi imparare che la Mara ha pià valore della tua famiglia».

LE REGOLE. Poi ci sono le regole da rispettare che Kamikaze elenca puntualmente ai futuri affiliati. «Una volta entrato nella gang Ms13 non puoi più uscire. Non devi mai mentire al capo. Devi aggredire gli avversari della altre gang quando li incontri, con la sola eccezione di quando questi sono in compagnia dei familiari. Sei obbligato ad eseguire gli ordini che il capo impartisce anche per commettere furti e trarne denaro che deve essere ceduto, così da organizzare feste ed acquistare le armi che ogni appartenente alla gang deve avere per aggredire o difendersi dal nemico. Bisogna difendere gli altri membri della gang dagli avversari perché il motto è: muore uno muoiono tutti. E ancora, non puoi scappare davanti alla aggressioni degli avversari, non puoi mai mancare alle riunioni settimanali della gang, chiamate Mirin. Devi farti tatuare il simbolo della gang, ovvero Ms13 e non puoi farti cancellare i tatuaggi che sono stati fatti. Se vieni arrestato perché responsabile di un delitto non puoi fare rivelazioni alla polizia riguardo alla Ms13».

Uno dei futuri affiliati alla banda domanda al Reflero: «Cosa accade a chi non rispetta le regole?».
«Chiunque non rispetta le regole imposte subisce punizioni
dal semplice pestaggio, alla morte. Queste regole non sono scritte in Italia, ma in Salvador sì. Quando uno dei componenti si allontana dalla banda, per lui c’è la «luce verde» ossia l’ordine di ucciderlo».

IL LEADER. «Io ho ammazzato, ho ucciso. Gli altri (cioè le altre gang rivali) non hanno mai fatto un c...», dice Kamikaze alla fine della riunione e mostra il tatuaggio che ha celebrato l’impresa: un teschio con le ali.

LA SIMBOLOGIA. Il tatuaggio, come vuole la regola della banda, è nascosto se non conti, esteso a tutto il corpo se sei il capo. Il tatuaggio è un simbolo di appartenenza. In una telefonata intercettata Kamikaze interroga con insistenza un giovane della banda a seguito di un controllo della polizia. «Ehi Homy, ti hanno rilasciato? È stato solo un controllo di documenti?». E insiste: «Vi hanno controllato e fotografato i tatuaggi?».

LE DONNE. Possono entrare e il rito iniziale consiste in una pestaggio violento, oppure in alternativa le donne possono scegliere se concedersi al capo e poi essere sottoposte ad uno stupro di gruppo. In ogni caso, sono utilizzate per tendere tranelli, o imboscate ai componenti del gruppo, ma anche per attirare i componenti di altri gruppi con lo stesso fine. In ogni caso non devono assolutamente intromettersi nelle scelte del capo. In una conversazione telefonica Kamikaze telefona a A. R.C minacciandola ripetutamente di azioni violente nei suoi confronti per il solo fatto di essersi interessata di affari riguardanti l’Ms13 e tra essi quello relativo alla punzione di suo cugino.

A.R.C: «Ehi Josuè ho appena visto Alex. è di nuovo stato picchiato, sono già tre volte, mi hai rotto lo giuro».
Kamikaze: «Dimmi cosa c..vuoi da me».
A.R.C: «Ti mando la polizia».
Kamikaze: «Stai attenta perché io so essere bastardo. Io ho toccato mia moglie, credi che non sia capace di toccare un’altra persona? Ho toccato anche mia sorella, anzi ho bucato mia sorella, credi che non bucherò anche un’altra persona? Ti dico solo: non farmi arrabbiare. Tu che mi minacci di mandarmi la polizia è una cosa che non mi piace. Io non voglio mettermi contro di te, perché tu per me sei una donna divina, allora ti dico: non esagerare perché io so essere bastardo con la madre di mio figlio, come vuoi che non lo sia con un’altra?».

An.Gi.
anna.giorgi@ilgiorno.net