Milano, 4 ottobre 2013 - Il digitale e le catene dei multisala mettono a rischio la sopravvivenza delle piccole sale cinematografiche parrocchiali (200 a Milano) che rischiano di scomparire. Da gennaio, in tutta Europa i vecchi proiettori dovranno essere sostituiti. Non nasconde preoccupazione Angelo Chirico, responsabile delle Sale della Comunità: «Un cambiamento radicale che qualcuno è riuscito ad affrontare, ma sono molti a non sapere come fare per riuscire nell’impresa». E spiega: «Per le majors l’adozione della nuova tecnologia comporta una riduzione delle spese, perché grazie alla digitalizzazione il film arriva al cinema su hard disk o via satellite in un file compresso e criptato. Una mannaia per molte monosale che non possono permettersi il salasso dell’aggiornamento tecnologico dell’impianto, che può costare fino a 60mila euro».

«Difficile competere con le multisala - prosegue Chirico - anche per motivi legati alla distribuzione. Ovviamente una sala parrocchiale non può dare le stesse garanzie di incasso, anche perché il biglietto costa meno». È il settore Itl Cinema /Sale della Comunità a occuparsi della programmazione, svolgendo per conto e in collaborazione con le sale parrocchiali la scelta, la definizione e la contrattazione delle pellicole con le case di distribuzione. Alla situazione già complicata si aggiunge un altro spinoso aspetto, quello della pirateria. «Sono in tanti - spiega - a scaricare i film dal web. È illegale, ma è troppo grande il piacere di crearsi un cinema a casa propria».


E se le sale chiudessero? Sarebbe una grave perdita a livello comunitario e culturale. «Queste strutture – dice Chirico – sono il cardine del progetto culturale delle parrocchie e dei territori dove sono inserite. Non sono solo un fenomeno culturale, ma anche luoghi importanti da un punto di vista sociale: le rassegne di film di qualità si sommano all’attività delle compagnie amatoriali, alle rassegne teatrali, ai concerti, alle conferenze e ai progetti organizzati in collaborazione con le scuole. Tutto questo rivolto alla città intera». Ragione del successo anche i costi per il pubblico, sempre abbordabili. Le sale, inoltre, alimentano il mercato del lavoro. Il responsabile Itl Cinema spiega come «alcune strutture hanno un’attività a 360 gradi per 365 giorni l’anno e personale che se ne occupa. Fondamentale il ruolo dei volontari».

Sono una grande risorsa in termini operativi e progettuali. Persone che fanno tutto gratuitamente senza portare via lavoro ad altri, anzi lo rendono possibile a chi lo fa di professione: un volontariato culturale, ma anche una missione». Motivo di orgoglioso ottimismo, «ma anche di qualche preoccupazione - confida Chirico - perché la crisi non ci risparmia». Per questo motivo le sale della comunità lanciano un appello, la loro «richiesta di aiuto alle istituzioni: se dovessero chiudere, in molte zone della Lombardia sparirebbe del tutto la possibilità di andare al cinema e a teatro. Sarebbe un grande impoverimento per tutti».

di Marion Guglielmetti