Milano, 24 settembre 2013 - Vittorio Mangano, al vertice del mandamento di Pagliarelli, è deceduto agli arresti domiciliari nel luglio del 2000. E' entrato nelle cronache giudiziarie quando si scoprì che l’esponente di Cosa Nostra lavorava come "stalliere" (in realtà un amministratore) nella villa di Arcore, assunto da Silvio Berlusconi cui l’ha presentato Marcello Dell’Utri.  Cinzia Mangano, sua figlia, e il genero, Enrico Di Grusa, secondo le risultanze della Dda avrebbero "raccolto la sua eredita’ criminale" aiutati da Giuseppe Porto, uomo di fiducia a Milano.

Vittorio Mangano era gia’ stato tre volte in carcere, nel ‘67 era stato diffidato come "persona pericolosa", poi era finito sotto inchiesta per reati che vanno dalla ricettazione alla tentata estorsione e nel ‘72 era stato fermato in auto con un mafioso trafficante di droga. La Digos di Milano scrive in un rapporto del 1984 che Mangano resto’ ad Arcore due anni, durante i quali fu arrestato altre due volte per scontare condanne per truffa, possesso di un coltello e ricettazione.

L’allora imprenditore e futuro Presidente del consiglio, lasciava affidata a lui la sicurezza della villa e dei suoi figli piccoli, che Mangano accompagnava personalmente a scuola. Mangano lasciò Arcore nel 1976, ma continuò a gravitare su Milano, dove curava un traffico di droga per conto della mafia per il quale venne arrestato nel 1980 e condannato. Tra il 1999 ed il 2000 ricevette quattro condanne dai giudici di Palermo: una all’ergastolo per duplice omicidio, altre due per mafia ed estorsione ed ancora una per traffico di droga.