di Gabriele Moroni

Milano, 18 settembre 2013 - «È stata una bella serata. Sono venute le figlie. Una serata tranquilla come sempre». I cronisti la ricordano in una pausa di uno dei processi: appoggiata al bastone, la sigaretta fra le labbra a stemperare la tensione. Torre che non crolla. A 86 anni. Silvana Barbieri ha accolto la figlia Patrizia Reggiani nella villa del centro di Milano, guardata da un’alta cancellata. Con lei Alessandra e Allegra, le figlie di Patrizia, che adesso sono grandi e sposate.

Patrizia Reggiani Martinelli libera. Usufruiva da tempo, è vero, di permessi premi quasi ogni settimana e andava dalla mamma. Ma questa volta il vino della libertà ha una dolcezza diversa, un gusto prolungato. Il tribunale di sorveglianza ha accolto l’istanza del difensore Danilo Buongiorno che chiedeva la sospensione della pena in attesa che lo stesso tribunale decidesse sull’affidamento in prova ai servizi sociali. Un’azienda di moda è pronta ad accoglierla.

La protagonista di uno dei più foschi drammi passionali del dopoguerra farebbe la consulente, fra oggetti vezzosi di bigiotteria e articoli di pelletteria. Tre processi e tre sentenze l’hanno condannata a 26 anni come mandante dell’omicidio dell’erede di una delle griffe della moda più celebri al mondo. Maurizio Gucci, suo ex marito, fu freddato il 27 marzo del 1995 all’ingresso degli uffici di via Palestro. Un colpo alla nuca per finirlo parve un marchio professionale, tanto che le prime indagini sbandarono alla ricerca di assassini professionisti prima che il laccio si stringesse attorno a una banda raffazzonata. Patrizia innocente, sostenne invece la difesa, vittima di un «furto della volontà» (omicida) da parte di una compagnia di giro di truffatori reoconfessi.

Lady Gucci anche nel chiuso di una cella, come quando, un paio di anni fa, rinunciò al beneficio della semilibertà dopo avere scontato metà della pena per non iniziare a lavorare. A San Vittore ha tenuto un comportamento esemplare. Le relazioni dal carcere hanno avuto il loro peso nella decisione dei magistrati di fare aprire il portone del carcere. Non è pericolosa. Non può commettere altri reati. E’ malata per i postumi di una operazione al cervello.

Sta per compiere 65 anni. Il tempo ha velato i magici occhi viola che ammaliavano i rampolli del «generone» milanese. Resta l’enigma, quello che Gaetano Pecorella, al tempo suo avvocato, sintetizzava in una frase: «Patrizia Reggiani resta un mistero anche per noi suoi difensori».

gabriele.moroni@ilgiorno.net