di Giambattista Anastasio

Milano, 2 agosto 2013 - Non è detto che già oggi l’assessore alla Mobilità, Pierfrancesco Maran, riesca a portare in Giunta una proposta definitiva sugli adeguamenti delle tariffe del trasporto pubblico. L’incarico gli è stato affidato ieri al termine di una riunione di maggioranza dalla quale l’assessore è uscito scuro in volto. Si sarebbe dovuto trovar la quadra, ieri. Ma così non è stato. La maggioranza è divisa sul da farsi, perché quello delle tariffe dei mezzi pubblici è una corda sensibile, sensibilissima.

L’assessore al Bilancio, Francesca Balzani, ha chiesto però di accelerare. Perché il quadro di bilancio è ulteriormente peggiorato. Colpa, di nuovo, del Governo. Che non cessa di colpire di scure: «Le decurtazioni al fondo di solidarietà, passate da 2 a 2,25 miliardi di euro, penalizzano Milano oltre le aspettative — spiega Balzani —: per il nostro Comune, i tagli passano ora da 80 a 130 milioni. È necessario che Palazzo Chigi riveda i criteri di ripartizione delle decurtazioni. Milano paga di più perché ha affidato a gestori i servizi di trasporto e di raccolta e trattamento dei rifiuti. Le risorse devolute per i due servizi vengono quindi conteggiate come spese tout court».

Non è finita. «Il Governo ci chiede di coprire il mancato gettito dell’Imu 2012, dovremo quindi fronteggiare — continua l’assessore — un ulteriore taglio di 18 milioni di euro». A conti fatti, Palazzo Marino si trova con un nuovo buco di Bilancio, «pari a 64 milioni di euro». Da qui l’invito della Balzani ad accelerare sulla definizione dei rincari tariffari.

Se la seduta di Giunta di oggi dovesse risultare vana, ce ne potrebbe essere un’altra intorno a metà agosto. Ma entro settembre il quadro dovrà essere definito. Da qui, dai nuovi tagli, i tormenti e le divisioni della maggioranza, palesatesi durante il vertice di ieri. La manovra sul trasporto pubblico deve valere 35 milioni di euro: questa la somma che la Balzani ha posto come obiettivo a Maran. Il punto è: come recuperarli?

L’assessore alla Mobilità ieri ha proposto di aumentare gli abbonamenti mensili da 30 a 35 euro (numero tondo, la soglia psicologica migliore secondo l’assessore) e di aumentare solo in misura minore quelli annuali (da 300 a 320-330 euro). Maran ha infine chiesto di valutare anche un nuovo aumento del biglietto singolo: da 1,5 a 1,7 euro. Il prezzo degli abbonamenti, va ricordato, è fermo dal 1998. Milano ha le tariffe più basse tra i capoluoghi italiani. L’adeguamento di 5 euro delle tessere porterebbe in cassa non più di 27-28 milioni e l’adeguamento del ticket altri 16 milioni. I conti tornerebbero, a quanto pare.

Ma l’assessore è stato messo in minoranza, la proposta non è passata. Tutti i capigruppo dei partiti di maggioranza e il presidente del Consiglio comunale, Basilio Rizzo, si sono infatti opposti ad un nuovo ritocco del biglietto. Ritocco che, una volta deciso, scatterebbe con ogni probabilità già da settembre. Una novità, questa. Forse quella necessità di accelerare sottolineata dalla Balzani. Ma non è tutto. Il resto della Giunta ha fatto capire a Maran, sul fronte abbonamenti, che se adeguamento deve essere, è meglio che sia «definitivo», che sia d’impatto, in modo da non ritrovarsi tra 12 mesi alle prese con la necessità di nuovi ritocchi. Ecco perché ad oggi è del tutto plausibile che il prezzo degli abbonamenti mensili sia adeguato sfruttando al massimo, o quasi, quanto concesso dagli indici Istat: 38 euro. Potrebbe però non essere rinviabile neppure l’aumento del biglietto singolo. Oggi potrebbe essere il giorno della verità. Slitteranno a settembre, invece, i rincari delle tariffe scolastiche.

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