Milano, 30 giugno 2013 - Uno intercetta le auto in cerca di parcheggio. L’altro, il compare, indica dove fermarsi e gesticola per agevolare le manovre. Poi chiede la gabella. Ma c’è qualcosa che non va. Primo: i due agiscono senza uno straccio di permesso. Secondo: i mezzi motorizzati si schierano sull’erba di un parco pubblico. Nelle serate di pienone, testimoniano i residenti del quartiere con foto alla mano, di veicoli se ne contano anche più di 100. Tutti sul prato. I cartelli di divieto di sosta? Sradicati e gettati chissà dove da tempo. La zona è quella “calda” dei Navigli, dove trovare un angolino per la macchina — specialmente venerdì e sabato sera — è più difficile che vincere al lotto. Soprattutto quando l’isola pedonale è attiva e migliaia di persone si tuffano nella movida milanese. Ecco che allora arrivano loro, i parcheggiatori abusivi. A risolvere il problema del posteggio introvabile, sacrificando un polmone verde. Indisturbati. Veloci ed efficienti soprattutto quando si tratta di riscuotere denaro. Pochi euro (non c’è una tariffa fissa) a garanzia che l’auto resti intonsa. Ma sempre a rischio multa, perché sostare sul prato è contro ogni regola, anche di buon senso. Il punto strategico è ai margini dei giardinetti Baden Powell, tra Ripa di Porta Ticinese e via Argelati, in via Barsanti. Una striscia d’asfalto a pochi metri dal Naviglio Grande, nascosta quanto basta per non dare nell’occhio e perfetta per garantire un ingresso diretto al parco. Alle 21.15, i due spuntano già al loro posto. Albanesi, dicono i bene informati, o comunque dell’Est Europa. Prima c’erano i napoletani, ora è il momento degli stranieri. «Si spartiranno le zone? Chi lo sa», si domanda la gente. Nessuna pettorina colorata addosso, solo una piccola borsa a tracolla per raccogliere i soldi. A quell’ora, i posteggi gratuiti in strada sono tutti occupati, quindi i veicoli vengono indirizzati verso la piattaforma erbosa al confine con la strada. Tutti sulla striscia alberata, con nonchalance. Basta un segno del braccio per far capire all’automobilista che c’è spazio; poi arriva il momento delle manovre, infine la mancia. Pretesa con insistenza. Il parcheggiatore segue il cliente passo passo, non lo molla un attimo. E aspetta finché non arriva l’offerta per il servizio reso, guardandosi attorno. Una coppietta scende dall’auto, lei cerca qualche spicciolo in borsetta. «Gli abbiamo dato meno di un euro, più che altro per stare tranquilli: non vorremmo trovare graffi sulla carrozzeria o tergicristalli rotti. Speriamo basti», spiegano una volta lontani. A qualcuno è già capitata qualche brutta sorpresa.

Intanto il viavai è costante. Finiti i posti sull’aiuola esterna, si passa agli sprazzi erbosi interni. Gli stessi su cui di giorno giocano i bambini. E per raggiungerli si utilizzano i vialetti: fari accesi e pneumatici che solcano il terreno sono routine. Nei weekend resta un tappeto di macchine luccicanti al chiaro di luna mentre i proprietari si godono la brezza estiva, magari fuori da un locale con un drink in mano. Via Barsanti è la zona prediletta, proprio per la vicinanza al giardino pubblico usato come area di sosta, ma non è l’unico luogo scelto. Basta una passeggiata per constatare che i parcheggiatori abusivi si spingono anche oltre, per esempio nelle vie Segantini e Lombardini e, in passato, pure in piazza Arcole. Ora da quella parte sono arrivate le strisce per il parcheggio regolamentato. E l’orario non è solo quello notturno: anche di giorno, in occasione di fiere e mercatini tipici, la musica non cambia e il parco diventa un garage abusivo, segnalano ancora gli abitanti. Una situazione che si ripete anno dopo anno. Le multe? «Qui non vediamo mai un vigile, gravitano tutti intorno ai locali». Posteggiare in un silos regolare della zona costa in media 6 euro per 3 ore di sosta. Così tanti preferiscono arrangiarsi. E intanto i parcheggiatori abusivi la fanno da padroni.

di Marianna Vazzana