di Marianna Vazzana

Milano, 28 maggio 2013 - Scheletri di edifici abbandonati. Aree verdi infestate da erbacce e topi. Casermoni vuoti e pericolanti. La Zona 9 elenca gli spazi dismessi nei quartieri, dalla Bicocca alla Bovisa, da Affori a Niguarda. Due liste, compilate grazie alle segnalazioni dei cittadini, che per adesso comprendono 16 edifici e 34 terreni pubblici e privati. Un documento da aggiornare periodicamente, un primo passo che punta alla riappropriazione degli spicchi di città degradati. L’intervento «non mira solo – dice la delibera del parlamentino – a costruire un censimento con distribuzione geografica dei siti ma piuttosto a cogliere una generale ricognizione delle situazioni problematiche o maggiormente sentite come tali dalla cittadinanza».

E a proporre soluzioni. Fermo restando le realtà comunali dovrebbero essere in pole position per una riqualificazione urbana «nel caso si disponesse di finanziamenti». Tra le costruzioni fatiscenti spicca quella di viale Suzzani, di fianco al supermercato, che era l’ex raffineria Roma. Proprietà: «altra», ovvero non pubblica. «Una parte di edificio è stata abbattuta – si precisa – un’altra è stata coperta con teli. Non è chiaro se partirà un progetto di riqualificazione o se si tratta di semplice messa in sicurezza». Il polo più noto è la caserma Mameli di viale Suzzani, dismessa, appartenente al Ministero della Difesa. «Le alberature interne andrebbero potate, in particolare quelle i cui rami debordano oltre il muro di cinta».

La lista continua con un palazzo abbandonato in via Pianell, l’ossatura di un albergo in viale Sarca angolo via Bignami, di privati («i lavori sembrano essere ripresi da poco, dopo un lungo periodo di inattività dovuto al fallimento di un’impresa costruttrice»), un palazzo delle Ferrovie in via Cozzi. Poi ex uffici (privati) in via Artigianelli 6 e 10 e una villetta di due piani in via Terruggia 11. E ancora, la fabbrica della Livellara via Bovisasca, non comunale: «Rischia di perdersi una fetta di storia del quartiere – sottolinea la Zona – si potrebbe valorizzare con il progetto di Ecomuseo urbano».

Si continua con la vecchia stazione di Affori e una sfilza di immobili Asl situati all’interno del parco Niccolò Savarino (ex Bassi) tra le vie Livigno, Jenner e Guerzoni. «Sarebbero ottime sedi – precisa il parlamentino – per associazioni di zona». Triste sorte anche per gli ex magazzini della Scala di via Baldinucci, del Demanio, di fronte al civico 88: in parte abbattuti a seguito di un incendio, adesso sono ruderi aggrediti da piante selvatiche. Ed è del Demanio anche l’autorimessa interrata di via Guerzoni, inutilizzata da un paio d’anni.

Di proprietà privata, invece, le palazzine di via Caianello 13 e di via Cosenz di fronte al civico 22. Quest’ultima sarebbe dovuta diventare un albergo ma i lavori sono fermi. Mentre i cittadini di via Durando aspettano una residenza universitaria mai ultimata. Molto più corposa, la parte che riguarda gli spazi a cielo aperto e le aree verdi. Qualche esempio?

Tra le vie Pedroni, Moneta e Nicolodi resta un cantiere dismesso per i lavori della Zara-Expo. Spazio verde abbandonato a ridosso della materna di via Trevi. Desolato anche lo spiazzo tra le vie Cozzi, De Marchi e Boschi: avrebbe dovuto ospitare un distributore a idrogeno (Zincar). Sulla lista, anche lembi di terra incolta tra le vie Maestri del Lavoro, Arganini e Cecchi. E preoccupa non poco i residenti la zona – forse inquinata – tra le vie Pasta e Minunziano.

Lì si trovava un centro privato per la raccolta di materiali speciali, ora oggetto di indagini della Magistratura. Mentre tra le vie Carnevali e Tartini, il giardino pubblico si trasforma spesso in una discarica abusiva. Ma questo è solo un assaggio. La documentazione è il frutto di un lavoro congiunto tra tre commissioni: Ambiente, Demanio e Territorio.

«Stiamo identificando gli spazi sperando che in un futuro si possano fare progetti di recupero. Dipenderà dalle risorse, per quanto riguarda le aree pubbliche. Invece su quelle private la riqualificazione non si può imporre. Però è importante far sentire ai cittadini la presenza delle istituzioni, intervenire laddove gli spazi vengono occupati, oppure sono inquinati o lasciati nel degrado. E col Pgt, che consente la sperequazione – ovvero lo spostamento di volumetrie su altre aree – molti siti potranno essere sfruttati meglio», conclude Luca Simi (Pd), presidente della commissione Territorio.