Milano, 15 maggio 2013 - I pm Laura Pedio e Gaetano Ruta hanno chiuso le indagini su 11 persone, tra cui l’immobiliarista Luigi Zunino, l’ex dirigente dell’Ufficio bonifiche del Comune di Milano, Annalisa Gussoni e Paolo Perfumi, in qualita’ di “responsabile dell’Ufficio Arpa Dipartimento di Milano”, in relazione a presunte irregolarita’ nella bonifica dell’area Montecity-Santa Giulia a Milano

 

LE ACCUSE - Gli indagati sono tutti accusati di aver costituito nell'area ''discariche abusive'' e di aver creato un ''cumolo dell'ordine di grandezza di 30mila metri cubi di materiale da demolizione'' in un'area confinante con Santa Giulia. Avrebbero poi miscelato, secondo i pm, ''rifiuti contaminati'' e poi avrebbero avvelenato ''le acque della falda sospesa (cosiddetta faldina) e della prima falda con sostanze tossiche - scrivono i pm - gravemente nocive per la salute e l'ambiente''. I pm avrebbero accertato la presenza di sostanze cancerogene, l'avvelenamento delle falde acquifere e "rifiuti speciali", nell'area in cui doveva sorgere un asilo.  I reati ambientali sono contestati per un periodo che va dal 2004 al 2010. Nell'area ''cosiddetta Asilo'', scrivono i pm, ''utilizzavano per il riempimento post collaudo del fondo scavo sotto l'edificio dell'asilo e nell'area esterna corrispondente al giardino materiali classificabili come rifiuti speciali''.

 

IL SEQUESTRO - Il sequestro dell'area risale al 20 luglio 2010.  A firmare il decreto di sequestro preventivo era stato il Gip di Milano Fabrizio D'Arcangelo, che all'epoca aveva sottolineato come nell'area era stato effettuato un piano scavi e non una bonifica. Mentre "il piano scavi puo' essere eseguito solo su terreni non inquinati o gia' bonificati e certificati", sottolineava il Gip D'Arcangelo. Inoltre, denotava il giudice, "si ritiene che l'analisi di rischio non sia stata eseguita su dati corrispondenti alla situazione reale e debba pertanto essere completamente rivista, sulla base di un nuovo procedimento di bonifica che consenta in primis la realizzazione di un piano di caratterizzazione adeguato alla situazione reale"

Nell'ordinanza il giudice, inoltre, citava un testimone, secondo il quale era "stata scelta la via della minor spesa. La ragione per la quale e' stata fatta l'analisi di rischio era di natura economica. Non c'erano evidenti limiti tecnici a una migliore bonifica. Si sarebbero sicuramente potuti fare dei lavori di mitigazione nelle aree non scavate", aveva dichiarato Gianfranco Abbate, responsabile tecnico del cantiere nell'area Santa Giulia. In occasione del sequestro nel 2010, la Guardia di Finanza aveva sottolineato come le diverse relazioni presentate avevano evidenziato, tra l'altro, l'inquinamento della falda acquifera sottostante l'area Santa Giulia, con superamenti dei limiti di legge di sostanze pericolose per l'ambiente e la salute, tra cui alcune cancerogene. Su parte dei terreni dell'area, inoltre, sarebbero stati eseguiti scavi non autorizzati, nei quali sarebbero state poi "riportate", senza alcun titolo, scorie di acciaieria, da trattare, invece, come rifiuti.

 

L'AREA SANTA GIULIA - L'area Santa Giulia occupa gli spazi che furono un tempo degli stabilimenti chimici della Montedison, nonche' dell'acciaieria Redaelli. Nel 2000, il Gruppo Zunino propose, con un Programma integrato di intervento (Pii), il riutilizzo dell'intero complesso urbanistico presente: nacque cosi' il "progetto Montecity", elaborato anche dal noto architetto britannico Norman Foster, che prevedeva la realizzazione di un vasto programma di edilizia sociale e convenzionata, con investimenti privati stimati in circa 1,6 miliardi di euro.