di Agnese Pini

Milano, 15 maggio 2013 - Cinque immagini per raccontare un miracolo. Eccole: ve le mostriamo per la prima volta, e in esclusiva. Cinque frammenti che cristallizzano i sei minuti più lunghi della vita di Antonio Morisco, quelli in cui l’imbianchino di 53 anni riesce a scampare per ben due volte alla missione omicida del killer di Niguarda Mada Kabobo. L’uomo che in due e ore e mezzo — una sorta di battuta di caccia attraverso le strade del quartiere, piccone in spalla e passo flemmatico — riesce ad ammazzare tre persone, l’ultima, Ermanno Masini, è spirata ieri dopo tre giorni di agonia. Le immagini sono registrate dalla telecamera che si trova all’inizio di via Grivola, nel punto in cui incrocia via Ornato: mute, oggettive, inappellabili. Mostrano la fisionomia lucida e sprezzante di un pluriassassino ancora senza movente.


PRIMA IMMAGINE
Via Grivola. L’orologio elettronico inserito nell’occhio della telecamera segna le 5 e 56 minuti. Nel campo visivo entra un uomo, al guinzaglio tiene il suo bastardino. Quell’uomo è Antonio Morisco. Un tipo abitudinario: esce di casa con il cane ogni mattina alle sei meno un quarto, come racconterà lui stesso a caldo poche ore dopo il massacro. Il consueto giro nell’isolato sta per finire. Un tipo fortunato, oltre che abitudinario, il Morisco. Perché solo per una manciata di secondi non si trova faccia a faccia con il suo potenziale assassino, Mada Kabobo. L’imbianchino — che vive nella stessa palazzina in cui abitava la prima vittima della mattanza, Alessandro Carolè — gira l’angolo: adesso, è fuori campo.

SECONDA IMMAGINE
Alle 5 e 59 minuti la telecamera inquadra un altro uomo, questa volta di spalle. È il killer, Mada Kabobo. Non ha l’aspetto dell’assassino a vederlo camminare così: un’andatura che pare canzonatoria, sfacciata. E quasi non noteresti il piccone se non sapessi che invece c’è, è lì appoggiato sulla sua spalla sinistra. Kabobo lo ha già preso, tre quarti d’ora prima, in un cantiere abbandonato all’inizio di via Passerini: villa Trotti, un casermone diroccato che da due giorni è diventato la sua tana, il suo rifugio. Lo ha anche già usato quel piccone, Kabobo: in via Passerini ha saggiato la sua potenza omicida scagliandolo sulla nuca di Antonio Niro, che tuttavia riuscirà a salvarsi. Un colpo non mortale. Una specie di esercitazione per il killer che lo grazia, lascia che lui si trascini fino a casa. Tramortito ma vivo. Nel frammento del video Kabobo porta il suo piccone con una disinvoltura che allo spettatore consapevole, lo spettatore che guarda e sa già il suo progetto, gela il sangue.

TERZA IMMAGINE
L’occhio artificiale è sempre lì, imperturbabile, ma la scena che registra accumula una tensione degna di un film dell’orrore. Si vede Morisco, davanti a lui il suo cane: la telecamere lo riprende quasi in fondo al campo visivo, è una sagoma minuta ma ben individuabile. L’orologio adesso segna le 6 e 57 secondi. Alle sue spalle c’è Kabobo, il killer, con il piccone ancora in spalla. Nel frammento del video l’assassino è solo un’ombra, appena percettibile. In realtà Kabobo ha intercettato Morisco nel momento in cui risaliva via Grivola dopo l’ultimo giro dell’isolato. E gli si è messo dietro: predatore arguto e felpato. La sua vittima prescelta ancora non si è accorta del pericolo che sta correndo. Passano i secondi, pochi, interminabili.

QUARTA IMMAGINE
È il momento più crudele, quello più incredibile. Quello che, adesso, possiamo definire miracoloso. 6 e 1 minuto e 4 secondi, segna l’orologio. Sono passati sei secondi dal frammento precedente. Bastano sei secondi per salvarsi la vita? A Morisco sono stati sufficienti. E adesso sembra ancora incredibile. In quei sei secondi l’imbianchino si volta, vede un uomo alle sue spalle: è poco più alto di lui ma nella penombra dell’alba sembra un gigante. Quell’uomo che gli è quasi sul collo ha qualcosa tra le mani, la tiene salda e già alta sulla testa. Morisco capisce, in quei sei secondi: ma il portone di casa è a un passo, lui si lancia, lo apre, non c’è bisogno della chiave. È dentro. È salvo. La porta già chiusa. Eppure Kabobo non cede, non vuole credere di aver mancato il bersaglio, non si rassegna. Ed eccolo, quindi, mentre tira su il piccone, veloce, inarcando la schiena come chi maneggi un’ascia: poi lo fa cadere, secco e violento. Nel vuoto. Morisco ce l’ha fatta.

QUINTA IMMAGINE
Sei e un minuto e 9 secondi. Il killer ha fallito, e la cosa lo fa arrabbiare. Nessun istinto di fuga, no. Si sente protetto, nella strada non c’è nessuno, si sente intoccabile. Appoggia il piccone a un’auto, mette le mani sui fianchi. Il video è muto, eppure te lo puoi immaginare a masticare un’imprecazione: gli è andata male. Alle 6 e un minuto e 17 secondi, Kabobo riprende il piccone in mano e se ne va. Stessa andatura imperturbabile. Alle 6 e un quarto incontrerà Ermanno Masini in via Adriatico. Alle 6 e 25 minuti sarà la volta di Alessandro Carolè in piazza Belloveso. Alle 6 mezza toccherà a Daniele Carella, in via Monte Rotondo. Moriranno tutti e tre.

agnese.pini@ilgiorno.net