Milano, 1 maggio 2013 -  «Nautilus, il miglior club privè di Milano», assicura lo slogan sul sito web. Ingresso riservato ai soli soci e promessa di serate all’insegna della trasgressione, dalla lap dance al fetish, dallo scambio di coppie al sadomaso. Ma per la procura le cose erano diverse: pagando 150 euro nel club poteva entrare chiunque, non solo i tesserati. E, dentro, le ragazze protagoniste degli spettacoli venivano compensate in vario modo per coinvolgere pubblico e avventori in atti sessuali di vario genere. Così il presidente dell’associazione Nautilus e il gestore di fatto del locale ora sono a giudizio per favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione e per aver gestito un esercizio pubblico senza licenza e senza il rispetto delle norme di sicurezza per i locali almeno tra marzo e settembre di due anni fa.

Sul web si trovano anche recensioni entusiaste sul locale: «Molto pulito e veramente friendly !!! consigliato il venerdì bsx e il sabato etero (giov/domenica serate trans-trav)», «Eccezionale! Locale bellissimo, gestito da gente molto molto brava. Ci tornerò presto e lo consiglio a tutti». Ma il capo d’imputazione nei confronti di chi ha gestito il club racconta una realtà differente e non così spontanea. «Olga A. ed almeno altre tre donne — secondo l’accusa — venivano fatte esibire in spettacoli di lap dance nel corso dei quali gli avventori erano coinvolti in atti sessuali tra cui rapporti orali e palpeggiamento delle “ballerine”», che per la procura erano retribuite ma non proprio come esperte di ballo. E per l’accusa anche «Nicoletta C., Sergio Z. ed altre persone, in cambio di un ingresso gratuito o a prezzo scontato, praticavano lo scambio di coppie, coinvolgendo nei rapporti sessuali, anche di gruppo, gli avventori presenti nel locale», che forse pensavano invece che tutto ciò avvenisse in modo più naturale...

Fra l'altro, sempre secondo la procura, i responsabili gestivano il club privè senza licenza di agibilità e in violazione della normativa antincendio, con «uscite di sicurezza non conformi, vie d’esodo parzialmente ostruite, assenza di compartimentazione a fini antincendio». Nel complesso, insomma, i gestori del Nautilus dovranno difendersi dall’accusa di aver messo in piedi, a scopo di lucro e concedendo sconti o agevolazioni ai partecipanti più attivi, una specie di bordello dove «il pagamento del biglietto d’ingresso dava agli avventori il diritto di partecipare a rapporti sessuali, anche di gruppo, con gli altri presenti - avventori occasionali, personale del locale o frequentatori abituali che godevano di particolari agevolazioni proprio per la loro disponibilità in tal senso - che venivano consumati o nell’area adibita a discoteca ovvero negli appositi privè, attrezzati con letti o divani».

mario.consani@ilgiorno.net