Milano, 25 aprile 2013 - Milano, esterno notte. Un quarto alle 3 di domenica. Buio, pioggia. La tangenziale Est spezza veloce la periferia: le ultime luci della metropoli e quelle più lontane di San Donato si fronteggiano divise da una doppia striscia di asfalto a tre corsie. Oltre la linea di confine, lato Milano, una strada che sembra di campagna si stringe a imbuto per poi aprirsi su piazzali che lasciano intravedere sagome di capannoni trincerati dai cancelli. Campi tutto intorno, silenzio. Un blindato della polizia, fari spenti, compare a ridosso di uno di questi fortini di cemento. Sembra finito lì per caso. In realtà è caccia grossa. E discreta. Caccia alla droga. La discoteca è poche decine di metri più avanti, nascosta dietro un altro spiazzo questa volta più profondo. I ragazzi sono macchie di colore nel buio, camminano stretti a gruppi di quattro, cinque alla volta: sigarette accese, qualcuno sbanda, perde l’equilibrio, si accascia sugli altri. Risate.

 

Sono giovanissimi. Le femmine: quelle che non arrivano ai 16 anni le vedi dalle facce, il trucco già sfatto intorno agli occhi e i tacchi troppo alti non bastano a barare sull’età. I maschi hanno i capelli rasati con la cresta alla Balotelli. Un marchio. Altre due camionette, questa volta della Guardia di finanza, ferme nel parcheggio davanti all’ingresso. A fianco una Fiat Brava grigia, in quattro in borghese aspettano dentro. Fuori i militari in divisa sono disposti su due file ai lati della porta, dietro ai gorilla in giubbotto scuro che sembrano far finta di nulla. «Si entra?». «Entrate». I ragazzi e le ragazze passano davanti a quel plotoncino come se non lo vedessero. Un cane lupo fiuta con la coda bassa, vigile. Non si muove. Si può andare oltre.

Un paio di mesi fa, in questa stessa discoteca hanno trovato una diciottenne priva di sensi, riversa con i pantaloni e le mutande abbassati, le ginocchia per terra, vicino al water, le braccia penzoloni. Era con una compagna di scuola, un sabato sera come tanti altri. Ha bevuto, forse si è drogata: l’amica l’ha vista un’ultima volta entrare nei bagni insieme a un tizio. È uscita con l’ambulanza. Il magistrato ha aperto un fascicolo per violenza sessuale. Ora, da queste parti, c’è massima allerta.


I finanzieri aspettano pazienti, non c’è fretta. Il segugio dell’Unità cinofila «sente» coca nelle tasche di un ragazzo fuori dal locale. «L’ho presa dentro», dice lui. E così scatta il blitz nella discoteca messa sotto presidio. Fiamme Gialle, polizia, autorizzazione del pm. I cani danno la direzione, indicano le tracce da seguire, le persone da controllare. «Queste operazioni non sono più una rarità. A Milano gira cocaina come se nevicasse», spiega un finanziere di lungo corso. Nei locali? «Nei locali, nelle case, in centro, in periferia, non importa. L’importante è tirare». Si trova ovunque, del resto. Mezzo grammo, una dose, per strada costa dai 50 agli 80 euro. Le fredde statistiche fotografano un mondo sommerso, nella capitale del Nord: 125mila consumatori occasionali e 25mila abituali. Più di 10mila dosi quotidiane che diventano 15mila nel fine settimana. Controllare questi movimenti occulti? Ci vorrebbe uno stato di polizia. Una pattuglia a ogni angolo di strada.


Dentro si continua a ballare, nessuno sembra badare a quello che sta accadendo pochi metri più in là, sotto la tettoia dell’ingresso. Il dj passa musica commerciale: le femmine ancheggiano in shorts, i maschi buttano i pettorali fuori dalle camicie doverosamente slacciate. Nei bagni, gli stessi dove hanno ripescato la ragazza svenuta, non ti puoi più chiudere dentro: tutte le serrature sono state spaccate. Le pareti sono di vetro, specchi ovunque riflettono le immagini a diverse angolazioni, i ripiani di appoggio sono stati staccati. Tentativi di dissuadere chi entra per farsi o per altro ancora. «Cominciano a tirare già a 16, 17 anni. Ma a quell’età si va a casaccio, non sanno nemmeno quello che stanno prendendo». Si «calano» di tutto: «Coca, acidi, pasticche, farmaci spacciati come droghe. Addirittura buttano giù la cardioaspirina, che con l’alcol ti brucia il cervello, diventa un cocktail micidiale». Le pasticche, soprattutto, sono quelle più pericolose e più gettonate dai ragazzini: «Sono facili, te le danno dappertutto, te le infili in bocca che è un attimo. E quelle ti annientano le cellule cerebrali, spesso gli effetti sono irreversibili. La coca è più lenta: ti distrugge ma ci vuole tempo, all’inizio quasi non te ne accorgi. Una volta è venuto un ragazzo in caserma accompagnato dal padre: si era fatto degli acidi. Sembrava tranquillo, un tipo normalissimo, e poi, all’improvviso, ha iniziato a sbattere la testa contro il muro. Così, senza un motivo, e non ha detto una parola».


I cristalli di Mdma si sciolgono nell’acqua: feniletilamina, Ecstasy nell’uso comune. Dopo il boom di una decina di anni fa, adesso è stata quasi soppiantata da emuli di nuova generazione, ma il principio resta il solito. Eccitanti dagli effetti imprevedibili: si mettono sotto la lingua o, per l’appunto, nelle bottiglie d’acqua. Ancora più semplice che sniffare cocaina. Le bottiglie girano, si passano di mano in mano, di bocca in bocca. Controllare quei movimenti è quasi impossibile. «Il mercato della droga si evolve in continuazione — riflette ancora il finanziere —. Starci dietro non è semplice, spesso quando arriviamo a indagare su una nuova sostanza il mercato è già oltre, sempre un passo avanti».

Milano, interno notte. Nel cortile della discoteca si fuma, si beve, si fanno nuove conoscenze. «Oh, lui vuole sapere se facciamo sesso». Lui non arriva ai 18 anni, dice di chiamarsi Kabir. «Di dove sei?», chiedono le due ragazze, senza scomporsi. «Libanese», fa lui come se si vergognasse. E aggiunge: «Ma vivo a Milano, studio in Bocconi». Le amiche si guardano, ridacchiano, nessuna sembra crederci. Ma poco importa. «Noi siamo ancora in seconda liceo». Arriva un altro amico, il gruppetto sparisce oltre la pista da ballo.


(1-Continua)
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