Milano, 2 aprile 2013 - Le autorità spagnole avevano promesso che l’estradizione sarebbe stata solo una formalità. E anche rapida. E così Ivan Gallo - il disoccupato di 39 anni accusato di avere ucciso nel corso di una rapina il gioielliere Giovanni Veronesi a Brera - dovrebbe essere interrogato stamattina e rimandato a Milano nelle prossime 48 ore. Fino a ieri in Costa del Sol, come nel resto dell’Andalucia, era ancora vacanza, e l’onda lunga della «Semana santa», sentitissima in quella zona, dovrebbe esaurirsi fra oggi e domani.

Non dovrebbero esserci complicazioni. Gallo è stato arrestato nell’Hostel Paco c/Peral 16 di Marbella martedì scorso pochi minuti prima delle 22. Praticamente si era registrato nell’alberghetto un’ora prima ma con un cognome falso, molto simile al suo.
Gli agenti del commissariato provinciale di Malaga lo avevano sorpreso nella sua camera dove avevano anche trovato 1630 euro in contanti, un gran numero di gioielli e alcune ricevute di vendita di monili d’oro. Secondo gli investigatori dell’Arma, Ivan Gallo avrebbe venduto un parte della refurtiva rubata nella tarda mattinata del 21 marzo nella gioielleria di Veronesi in via dell’Orso. La «ricevuta» sarebbe la prova della vendita.
Ma il resto dei gioielli era ancora in suo possesso, aveva anche una parte del sistema di videosorveglianza che Gallo aveva sottratto nell’oreficeria, nella speranza di non venire individuato dalle telecamere interne.
Il 39enne, praticamente incensurato, era dipendente proprio della ditta che aveva istallato l’impianto di sorveglianza nel negozio del 74enne Veronesi. Quest’ultimo conoscendo il giovane lo aveva fatto entrare senza sospettare che quell’operaio l’avrebbe colpito a morte e poi derubato dei gioielli.

Il gioielliere era morto per cinque colpi alla testa (uno alla nuca mortale) con un oggetto contundente e tre «buchi» al torace forse fatti con un punteruolo. «Doveva essere solo un furto», si era giustificato Gallo alle autorità spagnole che lo arrestavano, consegnado agli agenti anche lo sfogo riguardo alla figliola di tre anni, Sofia, che insieme alla madre Argentina viveva proprio a Marbella. Dopo il colpo Gallo era fuggito in treno, ma non solo era stato ripreso da diverse telecamere, si era anche portato dietro il giaccone delle vittima con un telefono cellulare. Individuarlo è stato questione di ore.

tino.fiammetta@ilgiorno.net