Milano, 22 novembre 2012 - Domenica 18 novembre a Milano è nata una nuova pubblicazione culturale, Lucha Libre. Alla presentazione, ospitata dallo Spazio Concept di via Forcella, in pochi si aspettavano una partecipazione tanto vasta. Centinaia di giovani, chiaramente appassionati di arte già dal modo di vestire, hanno pagato cinque euro per avere una copia ed assistere all’evento inaugurale. Musica di sottofondo, illustrazioni appese alle pareti e un bar irraggiungibile per la fila sono il contorno del piatto forte: l’oggetto rivista.

Stampato in bianco e nero e con una struttura palindroma, Lucha Libre gioca sia per forma che per contenuti col concetto di dualità. In primo luogo tra parola e immagine. Poi anche per la scelta di due temi contrapposti: da un lato la fine del mondo e dall’altro il paese delle meraviglie. Il primo è agganciato direttamente al momento storico di crisi economica e il secondo è l’individuazione del possibile rimedio: la capacità di meravigliarsi e la fantasia. La guida in questo tentativo di riscatto è ovviamente Alice, presente nella rivista in compagnia di altri personaggi dell’universo di Carroll.

Quanto al nome, Lucha Libre, la scelta è spiegata nell’articolo introduttivo: «è uno spettacolo di lotta messicana. Un viaggio di maschere, corpi, sudore (…). Una forma di combattimento circense, fatta di tentativi, sbagli e cadute, di cui vorremmo assimilare ogni passaggio».
Il progetto di Lucha Libre nasce circa due anni fa, per iniziativa di Andrea Lavagnini, programmatore cinematografico di 27 anni, e Tommaso Di Spigna, illustratore e fumettista di 23 anni. Come spiega lo stesso Andrea, «la nostra intenzione era quella di trovare nuove vie per la narrazione critica».

Di qui una certa varietà dei temi affrontati: dalla narrativa all’economia, dal cinema al fumetto. Lo scopo è quello di avvicinare alla cultura persone che non siano addetti ai lavori, come spiega Giulia Broglia, 25 anni, una delle redattrici: «Noi pensiamo che ci sia una lacuna in Italia. Le riviste o sono specialistiche o di intrattenimento. Lucha Libre vuole essere una commistione». «Non solo», prosegue Andrea, «noi vogliamo anche dare spazio a chi non ne ha. Siamo circa 20 redattori e 40 illustratori, quasi tutti con meno di 30 anni. Alcuni sono artisti già noti, altri hanno le qualità per diventarlo».

Il numero zero è stato autoprodotto e, nelle intenzioni dei fondatori, servirà nell’immediato futuro per portare avanti la fase di raccolta fondi. «Per i quattro mesi a venire – sostiene Andrea - sarà quella la priorità. Il prossimo numero immagino che uscirà tra otto mesi circa. L’obiettivo è arrivare a pagare il giusto tutti i nostri collaboratori. Non si può continuare a far passare il messaggio che in certi settori si lavori gratis». La distribuzione della rivista avverrà soprattutto attraverso eventi. «Si potrà comprare anche on-line, ma noi ci teniamo – dice ancora Andrea - a mantenere un contatto diretto con le persone. Vogliamo che la nostra rivista risalti in quanto oggetto reale, da sfogliare e collezionare».

Dopo centinaia di strette di mano e miglia di scatti di Reflex, l’evento si conclude a mezzanotte con soddisfazione da parte dei promotori. «Siamo molto contenti», dice Giulia. «Abbiamo avuto un ottimo riscontro. Le persone che sono venute erano colpite. Adesso pensiamo di fare altre serate di questo tipo, anche se magari in locali più piccoli». Fuori dallo Spazio Concept si ha finalmente il tempo e il modo di sfogliare la rivista senza il rischio di danneggiarla. L’esperimento di Lucha Libre può dirsi riuscito sul lato delle immagini. Le pagine sono ricche di illustrazioni di stili e influenze diverse. Si passa dai fumetti a Picasso, dalla Brücke a Tim Burton, e l’interazione coi testi è spesso affascinante. Un po’ meno riuscito il tentativo di semplificazione del linguaggio, almeno in alcuni articoli. Ma, come nella lotta libera messicana, un colpo o una caduta sono solo uno spunto per migliorarsi la volta successiva.

di Tommaso Canetta