di Marianna Vazzana

Milano, 20 novembre 2012 — In soggiorno ha appeso un veliero in miniatura e in testa porta un cappello da marinaio che gli ricorda i momenti felici. «Sono stato il primo capitan Findus nel mitico spot di 34 anni fa». Lo dice con la voce strozzata Giovanni Cattaneo, classe 1935. Un tempo girava pubblicità, posava per i fotoromanzi, lavorava come comparsa nei film e aveva una bella casa in zona Paolo Sarpi.

Ora vive in un alloggio popolare del Corvetto che divide con il suo adorato pastore tedesco Commissario Com. Due locali pieni di muffa e sporcizia. Insomma, è passato dalle stelle alle stalle. Tutto perché «dei cinesi mi hanno truffato. Mi hanno coinvolto per l’apertura di un ristorante e io ci ho rimesso la casa».

La faccenda, contorta, è già finita in Tribunale, «ma è da 11 anni che sto tribolando. Non ce la faccio più. Ora dovrei presentare appello ma non ho i mezzi per trovare un buon avvocato. Finora non ho avuto fortuna». E attacca a piangere, a dispetto del berretto da capitano e dell’aria fiera che non ha mai perso nonostante le difficoltà e i problemi fisici.

«Sono invalido, ho un pacemaker e cammino con le stampelle», sottolinea. Non ha nemmeno il gas per cucinare, è costretto ad arrangiarsi con un fornelletto elettrico. Qualche anno fa ha persino scritto al Presidente della Repubblica per chiedere aiuto, invano.

«Mia madre mi diceva sempre che io ho due cuori: uno è normale, l’altro mi impedisce di vedere il male nelle persone. Aveva ragione. Oggi sono solo, vivo con la pensione minima e quella d’invalidità. Se non ci fosse il cane a tenermi compagnia sarei già morto». Ma a vedere le fotografie del passato s’illumina: ai mobili ha appeso scatti di Gino Bramieri, Tony Dallara, Macario, Miranda Martino e Nino Taranto.

«Li ho incontrati tutti. Erano bei tempi quelli. Il mondo dello spettacolo mi piaceva, eppure nessun lavoro non mi ha mai fatto paura». Infatti Gianni si è cimentato in mille mestieri: «Mi alzavo alle 4 per andare a scaricare i camion all’Ortomercato, sono stato facchino, tassista, bagnino nelle piscine comunali, bibliotecario, bidello e maschera alla Scala. Per un periodo ho fatto anche il vigile, però non davo mai multe», precisa.

«Ma la cosa più bella è stata senza dubbio la parte di Capitan Findus nella pubblicità. La gente mi fermava per strada e ancora adesso mi chiamano così». Ora spera che la faccenda giudiziaria si possa concludere a suo favore, «non chiedo tanto. Io non sono ossessionato dal denaro, vorrei solo quello che mi spetta e che mi è stato tolto ingiustamente. Qualcosa che mi consenta di mettere a posto la casa e di vivere con dignità. Se qualcuno potrà aiutarmi gli sarò grato per la vita».