Milano, 9 ottobre 2012 - La scuola elementare di via San Giusto – civica – potrebbe chiudere per fare spazio alla scuola di via Paravia – statale. Una scelta di Palazzo Marino, che fa infuriare i genitori dell’unica primaria a gestione comunale. “Ci stanno tenendo all’oscuro di tutto – protestano – e a denti stretti dicono che San Giusto sia un costo spropositato. L’istruzione mica è andare a fare shopping. E non si può chiudere una scuola dove l’integrazione funziona per favorirne un’altra che negli anni è stata mandata in degrado”. Giovedì ragazzini, mamme e papà saranno in presidio in piazza della Scala.

Un presidio con striscioni e strumenti musicali, visto che l’istituto di zona San Siro è specializzato nell’educazione alla musica e allo sport. Nata 8 anni fa, per volere di Bruno Simini, allora assessore all’Educazione, e della giunta Albertini bis, la scuola è cresciuta negli anni.L’elementare e la media da almeno 5 anni si dedicano a progetti di solidarietà in ambito internazionale. La scuola ha “adottato” 5 bambini del Kenya, che vengono mantenuti agli studi e possono usufruire di un pasto completo al giorno. E lavora in gemellaggio con l’Emilia Romagna per il progetto “Ortobaleno – dalla terra arriva anche la vita”, che prevede la realizzazione di orti didattici da realizzare nel territorio colpito dal sisma. I bambini lavorando direttamente a contatto con la terra.

Qualcuno in Comune obietta che 17 alunni stranieri su 240 iscritti siano troppo pochi, in un quartiere dove le scuole hanno percentuali di bimbi non italiani superiori al 50% (Paravia quasi 90). “Ma corrisponde alla percentuale di famiglie straniere – osserva Lorenza Tigrati, mamma della scuola – che abitano nelle case intorno alla nostra scuola. Non siamo una scuola d’elite. Noi siamo una scuola che ha fatto vera integrazione nel territorio. L’integrazione non riguarda solo gli alunni extracomunitari, ma anche i bambini italiani che vengono da realtà meno agiate, con problemi economici o sociali. Ci sono ragazzini che hanno i genitori o i fratelli in carcere”.

Nella scuola è nata l’associazione Ventizero08 che organizza corsi pomeridiani di cultura, lingua e sport come il judo, “che attrae molti ragazzi e permette loro di incanalare in modo positivo le energie. Invece di tirare palloni contro vetrate o peggio”. Contribuiscono allo scopo anche i campus estivi e la scuola aperta anche a Natale. “I genitori che non riescono a seguire i figli a casa, per lavoro o altri motivi. Possono affidarli in via San Giusto, durante le vacanze. Qui vengono seguiti, fanno i compiti. Un servizio sempre più richiesto anche da ragazzini di altre scuole”. Se la scuola aperta nel periodo natalizio fu frequentata da una cinquantina di ragazzini, ai centri estivi aderì un centinaio di bambini, per metà non appartenenti alla scuola. “L’istituto è una fortuna per un quartiere che non è certo il centro di Milano”.

Un primo rischio chiusura, nel 2008. “Per lo stesso motivo: costa troppo. Ma l'assessore alla Scuola si convinse della validità del progetto", continua Lorenza Tigrati. Durante la recente commissione Educazione speciale di via Paravia, il vicesindaco Maria Grazia Guida aveva accennato alla possibilità di trasferire la gestione di via San Giusto (unica primaria comunale) allo Stato. “Costa 6mila euro per alunno”, aveva detto. Prevedendo anche la possibile confluenza tra le due primarie.

I genitori temono che l’esperienza acquisita in quasi dieci anni vada perduta. Ma soprattutto vogliono avere risposte. “La scuola non ha ancora saputo quando potrà organizzare l’open day – si lamenta la madre – ed è un brutto segno. Abbiamo chiesto un incontro, ma saremo ricevuti solo il 17, troppo tardi per accogliere preiscrizioni. E già ne abbiamo ricevuto 90 richieste, molte per fratellini di chi già frequenta una classe. Che fine faranno? Giovedì saremo davanti a Palazzo Marino per capire perché non ci hanno ancora interpellato. Ma il sindaco non aveva promesso di investire nell’istruzione?”. I genitori non sono contrari a progetti condivisi con via Paravia, “ma non avrebbe senso smantellare un sistema che funziona. A ogni cambio di giunta, diventiamo un problema. Mi vergogno di essere milanese”.

di Luca Salvi
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