Milano, 8 ottobre 2012 - Il Consigliere regionale della Lombardia, Gianluca Rinaldin, del Pdl, è stato condannato dal Tribunale di Milano a 2 anni e mezzo di carcere per falso e truffa in relazione all’inchiesta ribattezzata ‘tangentopoli lariana’. E’ stato invece assolto per i capi d’imputazione relativi alla corruzione con la vecchia formula dell’insufficienza della prova (art. 530 comma 2 del Codice di procedura penale). L’inchiesta riguardava i finanziamenti pubblici per la ristrutturazione del lido di Menaggio, sul lago di Como. 

Subito dopo la lettura del verdetto, Rinaldin, rivolgendosi ai suoi familiari presenti in aula, ha detto: “Col clima che c'è , questa è un’assoluzione”. Si tratta del primo consigliere regionale lombardo ad essere condannato su una decina di indagati.

LA SENTENZA - Il pm di Milano, Luca Poniz, aveva chiesto una condanna a 6 anni di reclusione per il consigliere regionale lombardo. Le accuse di corruzione e truffa aggravata ai danni della Regione sono pero’ ‘cadute’, perché il collegio della quarta sezione penale di Milano (presidente Giulia Turri), ha assolto il politico per ‘’non aver commesso il fatto’’. Rinaldin era accusato di aver preso una tangente da 30 mila euro in relazione a un appalto per i lavori di riqualificazione del lido di Menaggio, sul lago di Como.

Tuttavia, in relazione a queste presunte irregolarità nell’appalto, i giudici hanno assolto il consigliere sia dalla corruzione che dalla truffa. Rinaldin era anche imputato per finanziamento illecito riguardo a circa centomila euro che avrebbe ricevuto da diversi imprenditori del settore turistico e che sarebbero stati utilizzati per una campagna elettorale. Per questi fatti, però, il Tribunale ha dichiarato, invece, la prescrizione. E’ ‘rimasto in piedi’, secondo il Tribunale, solo l’episodio di una presunta truffa da 28 mila euro (somma confiscata dai giudici con la sentenza) per il rimborso di spese mai effettuate per cui il politico avrebbe presentato documentazione falsa (da qui i reati di truffa e falso).


L'INCHIESTA - Rinaldin era finito agli arresti domiciliari nel febbraio del 2008 nell’ambito dell’inchiesta che era stata ribattezzata all’epoca ‘Tangentopoli lariana’. Era stato rinviato a giudizio nell’aprile del 2010 per fatti riferibili a un periodo che va dal 2005 e al 2007, quando era consigliere regionale per Forza Italia. Nel luglio del 2008, nell’ambito della stessa inchiesta, sei persone avevano patteggiato la pena, tra cui l’ex assessore provinciale comasco Giorgio Bin, assieme a tre imprenditori e al presidente dell’’Associazione Coordinamento Turistico del Lago di Como’. A tirare in ballo il politico Pdl era stato proprio l’ex assessore Bin, il quale pero’ all’inizio del 2010, nel corso di un’intervista a un quotidiano, aveva detto: ‘’L’ho accusato di aver preso tangenti, ma non e’ vero’’.

PD: "SI DIMETTA" - "Mi auguro che Gianluca Rinaldin decida di distinguere la sua vicenda processuale dalla rappresentanza della Regione Lombardia, dimettendosi da consigliere’’. Lo chiede il capogruppo del Pd al Consiglio regionale della Lombardia, Luca Gaffuri, dopo la condanna del consigliere del Pdl per truffa e falso.
‘’Sarebbe - aggiunge - una scelta di chiarezza che, soprattutto per la situazione in cui si trova oggi la Regione, con diversi indagati a partire dal suo presidente, rappresenterebbe un buon segnale per la dignità e la credibilità delle istituzioni’’.