Milano, 12 settembre 2012 - Ritorna a Palazzo di Giustizia di Milano, a quasi tre anni dalla sentenza di primo grado, il caso giudiziario dai risvolti internazionali che portò alla condanna per violazione della privacy di tre manager di Google, accusati di non aver impedito che un video, che mostrava un minore disabile insultato e vessato dai compagni di scuola, fosse caricato in rete nel 2006.

E' stato fissato per il prossimo 4 dicembre il processo d'appello. Nel frattempo l'associazione 'Vividown', che era parte civile contro il motore di ricerca, ha deciso di rimettere la querela e nel collegio difensivo, a rappresentare i dirigenti imputati, è entrato l'avvocato e parlamentare, Giulia Bongiorno.

Il 24 febbraio del 2010, il giudice monocratico della quarta sezione penale, Oscar Magi, aveva inflitto 6 mesi di reclusione (pena sospesa) ai tre responsabili di Google, ma per la sola imputazione di violazione della privacy, mentre aveva 'cancellato' l'accusa di diffamazione contestata dalla Procura.Un quarto manager, imputato solo di diffamazione, era stato assolto.

Tuttavia, il processo si aprirà 'formalmente anche per lui, perché il procuratore aggiunto Alfredo Robledo e il pm Francesco Cajani (sono applicati anche in appello) avevano presentato ricorso per chiedere che i dirigenti del famoso internet provider venissero ritenuti colpevoli anche di diffamazione. Un'accusa quest'ultima, però, destinata a 'cadere' forse sin dalla prima udienza del 4 dicembre, perché si tratta di un reato procedibile querela. Querela ritirata già nel 2009 dai familiari del minore disabile e recentemente anche dall'associazione 'Vividown'.

Causa l''ingolfamento' dei procedimenti in Corte d'Appello a Milano, ci sono voluti quasi tre anni prima che la prima sezione riuscisse a fissare l'apertura del secondo grado. Intanto, il collegio di difesa (ha fatto ricorso contro le condanne) di Google ha 'perso' l'avvocato Giuliano Pisapia, nel frattempo diventato sindaco di Milano. Ci sarà, però, Giulia Bongiorno, già legale di Giulio Andreotti e dell'allenatore della Juventus, Antonio Conte. Con lei anche l'avvocato Giuseppe Vaciago. La condanna dei tre dirigenti nel 2010 aveva fatto il giro del mondo ed era arrivata al termine del primo processo in campo internazionale ai responsabili di un provider di Internet per la pubblicazione di contenuti sul Web. Sentenza che era stata duramente criticata dall'ambasciata degli Usa a Roma e dalla stampa
statunitense.