Milano, 20 agosto 2012 - «La “Domenica bestiale” esiste ancora. È quello che facciamo da sempre noialtri milanesi. E quando provo a non cantarla in concerto rischio davvero le legnate». Così Fabio Concato spiega il successo della canzone che da 30 anni racconta una «domenica a pescare» al lago dov’è «più dolce dirsi ti amo» e tra «un fritto e un insalata» si può «fingere di essere sul mare». «Un ripiego attuale — spiega —. Ai tempi della crisi dello spread tutta la Lombardia andrebbe riscoperta. La mia “domenica bestiale” è da sempre sul lago di Como o in Versilia, ma ricordo quando papà Luigi mi portava bambino a pescare al Ticino o all’Idroscalo negli anni ‘60». Nell’82 cantava che Milano «quando dorme... è bella prima che cominci a correre e urlare».

Lo riscriverebbe?
«Sì, ma oggi apprezzo di più Milano quando ci sono i blocchi del traffico. Allora era il tempo della Milano da bere, una città ipocrita. Per rigetto scrissi una canzone di sentimenti semplici, ancora validi. La Milano anni ’70, piena di idee vere, era finita».

Nel 1974 debuttò al cabaret del Derby con Bruno Caceffa e Giorgio Porcaro.
«Ci esibivamo come “Mormoranti” anche al “Refettorio”, in via San Maurilio. Ogni sera incontravamo artisti come De André, Jannacci, Cochi, Renato, Beruschi, Faletti. Giravano idee “micidiali”, come il nostro personaggio del “terrunciello” ereditato da Diego Abatantuono».

L’avete inventato voi?
«Sì, mentre guardavo con Porcaro il film “Butch Cassidy”. Ci ispirò la mia donna delle pulizie. Con accento pugliese disse “Fabio, so che ci piace l’acqua fresca e ho messo una boccetta nel frigorifero”. Divenne il nostro tormentone e da lì nacquero tante gag».

Poi il lavoro di corista in tv.
«Cantavo le sigle dei cartoon Ufo robot e Capitan Harlock. Dovevo pur guadagnare 30/40mila lire per l’affitto di un monolocale in via Lomazzo. La tv cambiò in peggio l’Italia. Ma spero ancora nel futuro».

«Italiani, impossibile non amarli più».
«Mi ha colpito la solidarietà ai terremotati in Emilia. Nei momenti difficili tiriamo fuori il meglio. E “Milàn dal coeur in man” non è una bugia, anche se può sembrare anacronistico».

Lei nel 2010 ha cantato per beneficenza «Amico mio».
«La canzone è di Giancarlo Di Muoio, un amico musicoterapista che lavora nel centro di Solidarietà Ambrosiano, al Parco Lambro. Sono stato contento di aiutare tossicodipendenti, bambini rom, persone con disagi mentali».

Nella sua ultima canzone «Tutto qua», parla dei disoccupati. Come l’ha ispirata Milano?
«Basta leggere la cronaca. In “Tutto qua”, racconto di un padre che sale su un tetto per salvare il lavoro come hanno fatto i ferrovieri in Stazione Centrale quest’inverno. Ne “La ballata del mostro” racconto il sovraffollamento nelle
carceri. Abito in via Aquileia vicino a San Vittore e ho notato che gli autonomi sono gli unici a occuparsene. E già nel 2007 con “Oltre il giardino” parlavo di chi resta senza lavoro a 50 anni».

Si sente un profeta? La crisi è iniziata un anno dopo.
«No, tutti sapevamo che le cose andavano già male. A Sanremo quella canzone diede fastidio. Oggi però tutti noi cantanti lavoriamo un quarto rispetto al 2011. Abbiamo gli stessi problemi di tutti e ignorarli non serve».