Milano, 30 luglio 2012 - Sono quasi 9.500 i detenuti in Lombardia. Per la precisione 9.488, distribuiti in 19 istituti penitenziari che al massimo ne potrebbero contenere 5.384. Vuol dire che l’indice di sovraffollamento sfiora l’80 per cento, una situazione pesantissima. Sono dati impietosi quelli registrati dal ministero della Giustizia al 30 giugno scorso. La fotografia di un fallimento conclamato, quello del sistema giustizia. Migliaia di persone che già soffrono la privazione della libertà, stipate in carceri per lo più vecchie, in celle che ospitano anche il doppio dei letti immaginabili, in una condizione di vita che sfiorererbbe il reato di tortura a carico dello Stato, se solo il Parlamento lo avesse introdotto nel nostro codice.

E domani anche il Consiglio regionale discuterà del sovraffollamento, dopo la mozione presentata dalla commissione carceri del Pirellone. «Le regioni hanno un potere limitato su questo tema - spiega uno dei commissari, il pd Gian Antonio Girelli - ma non è accettabile una condizione di invivibilità che riguarda ormai tutte le strutture».

La Lombardia è la regione italiana in assoluto con più detenuti: la Campania, seconda, ne ha quasi 1.500 di meno, a seguire Sicilia e Lazio. Ma c’è un dato che fa ancora più rabbrividire, se possibile. Sugli oltre 9mila detenuti ospiti degli istituti lombardi meno di un mese fa, i condannati a titolo definitivo erano solo 5.384. Vale a dire esattamente quanti i posti regolamentari delle carceri regionali. Tutti gli altri - più di 4 mila - cioè più del 40% del totale, non poteva essere ancora considerato «colpevole» in base alla Costituzione. Ed erano ben 1.880 i cittadini in cella senza avere sulle spalle nemmeno una prima sentenza del tribunale. Come osserva sconsolatamente Milena Cassano, uno dei dirigenti più attenti del Dipartimento regionale per le carceri, «i numeri parlano da soli».

Numeri con i quali dovrà fare i conti ora il nuovo provveditore regionale Aldo Fabozzi. Ma nessuno può fare miracoli, è evidente. Tanto meno in un panorama regionale nel quale alcune situazioni sono da brividi. E non solo per chi in cella sconta una pena ma anche per chi tra quelle mura ci lavora. La maglia nera va al carcere di Busto Arsizio: 167 posti, 420 detenuti. Indice di sovraffollamento che sfiora il 170%. A Busto, poco più di un mese fa, è morto il 2012esimo detenuto in Italia a partire dal 2000. L’uomo, 45 anni, ha inalato del gas da una bomboletta nel bagno della cella.

E pochi giorni dopo si è tolto la vita un agente penitenziario. Ma anche nell’istituto bresciano di Canton Mombello i numeri non danno scampo: 525 detenuti invece dei 206 della capienza regolamentare (+150%). E va meglio di poco, si fa per dire, al Bassone di Como: +140% con i suoi 535 detenuti per 226 posti. La realtà è che nessuno dei 19 istituti lombardi rispetta le disponibilità di letti previste. In molti, come a Pavia, a Bergamo, San Vittore, le presenze sono il doppio di quelle ammesse. Così anche la protesta nelle carceri sale, come l’adesione alla protesta silenziosa lanciata dai radicali che chiedono un’amnistia. A Bollate le detenute sono riuscite a esporre uno striscione: «Se non ora, quando?».

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