Milano, 24 luglio 2012 - La Lega Lombarda ha perso da poco una delle sue militanti più attive e coraggiose. Astrid Schnack aveva trovato il modo di fondere le sue origini tedesche e il grande amore per l’Italia, anzi per Milano e la Lombardia, impegnandosi al massimo per promuovere il Carroccio.

«Per me, tedesca di formazione, con alle spalle 150 anni di federalismo — ci aveva raccontato in un’intervista — quella è la proposta fondamentale, il punto chiave della mia scelta politica». Ed era stata proprio lei, Astrid, l’artefice del successo elettorale della Lega nel centro di Milano, coi voti più che triplicati, nelle elezioni del 2008.

Un addio triste, quello che le hanno dato tanti amici e militanti nella chiesa di San Babila. Reso ancora più triste dal singolare comportamento tenuto dal parroco, monsignor Alessandro Gandini, che ha celebrato i funerali.
Astrid Schnack ci ha lasciato dopo una lunga malattia, combattuta strenuamente e silenziosamente com’era nel suo ferreo e al tempo stesso dolce carattere. Monsignor Gandini l’aveva confortata negli ultimi istanti, e proprio al suo capezzale le aveva promesso di far suonare in chiesa il «Va’ Pensiero» di Giuseppe Verdi al termine della cerimonia. Non in quanto inno leghista naturalmente, ma perché a quella musica tutta la famiglia Schnack, appassionata di lirica, da generazioni aveva affidato l’estremo saluto alla vita. Una promessa fatta in punto di morte, ma non mantenuta.

Il giorno dei funerali infatti, tutto cambia. Al parroco di San Babila non piace che la bara entri in chiesa adorna di un piccolo drappo verde
, peraltro privo di ogni simbolo politico, che era stato cucito a mano in tutta fretta da alcuni amici e che era coperto dai fiori. Non apprezza nemmeno, il sacerdote, che ai funerali arrivi, oltre a tutto lo stato maggiore leghista, anche Umberto Bossi.

Così, dopo essersi rifiutato di stringere la mano al senatur, Gandini a chiesa piena si sente in dovere di proclamare al microfono che la politica non deve entrare in Chiesa, che quel drappo verde sulla bara non ci doveva essere, e si rifiuta di esaudire l’ultimo desiderio di Astrid, sentir risuonare le note verdiane al suo funerale.

Un comportamento inatteso e sopra le righe. Così come stravagante e clamorosa era stata già qualche anno fa la battaglia che, sempre monsignor Gandini, aveva ingaggiato per mesi contro il vicino teatro San Babila minacciandolo di sfratto. Grande clamore sui giornali, visto che il San Babila è una della sale storiche della città, con un cartellone ricco e vario che attira sempre tantissimo pubblico. La battaglia fu poi persa legalmente dalla parrocchia, e oggi la gloriosa sala, accusata dal sacerdote di programmare «spettacoli scadenti», prosegue la consueta programmazione dopo la sentenza del tribunale che le ha dato ragione.

Il triste episodio dei funerali era passato sotto silenzio. Ma ora il marito di Astrid Schnack, Vittorio Bellotti, dopo aver protestato col parroco, anche per manifestargli lo sconcerto di amici e parenti, ha deciso di scrivere al cardinale Angelo Scola.

Vittorio è ancora pieno di tristezza, e per sottolineare quanto il comportamento di monsignor Gandini lo abbia deluso cita una frase del predecessore di Scola, Dionigi Tettamanzi: «Come vescovo non posso non amare tutti e in particolare chi non capisce il servizio universale della Chiesa che non esclude nessuno». E la sua amarezza, nell’aver visto un doloroso addio trasformato in una polemica politica che nessuno voleva, pone più di un interrogativo etico.

di Rossella Minotti