Milano, 20 aprile 2012 - Quanto vale la vita di un operaio morto (almeno secondo l’accusa) per avere contratto un cancro sul posto di lavoro? Dai duecento mila euro in su. Dipende dalla famiglia, dall’età, dai figli...Accordo trovato per sei operai (ma ci sono in corso altre trattative) vittime di mesotelioma negli stabilimenti Pirelli in viale Sarca e in via Ripamonti. Gli eredi sono stati risarciti dall’azienda in via stragiudiziale e quindi contestualmente hanno ritirato la propria costituzione come parte civile nel processo a carico di 11 ex dirigenti accusati di cooperazione nell’omicidio colposo aggravato di 20 operai e nelle lesioni gravissime provocate ad altri 4 per violazione delle norme sulla sicurezza sui luoghi di lavoro.
Una vicenda tormentata e dolorosa che attraversa decine e decine di operai che lavoravano a partire dal dopoguerra negli storici stabilimenti di pneumatici. Secondo l’accusa i morti sarebbero stati una quarantina, operai esposti quotidianamente alle insidiose fibre d’amianto contenute - come si usava allora - nei soffitti, nelle pareti, nei trasformatori di calore, in corde, trecce, guarnizioni, nelle postazioni di calore, senza alcuna cautela. Operai che avrebbero contratto la malattia che si è manifestata svariati anni più tardi. In questi casi il periodo di latenza può dilatarsi fino a raggiungere i 40 anni. L’ultimo decesso porta la data aprile 2009. Un’inchiesta difficile approdata - in parte - alla transazione che non è ancora chiusa e voluta, fortissimamente voluta dalla figlia di un operaio stroncato da un mesotelioma pleurico a marzo del 2002.
La Pirelli da parte sua ha sempre ribadito di «avere sempre agito cercando di tutelare al meglio la salute e la sicurezza dei propri dipendenti con le misure adeguate alle conoscenze tecniche a disposizione nel corso degli anni e di non avere mai utilizzato l’amianto come componente per la produzione degli pneumatici». Quando l’ipotesi di un congruo risarcimento è apparsa una strada percorribile gli avvocati non hanno nascosto la loro soddisfazione. I familiari, comprensibilmente, hanno ribadito che nessuna cifra potrà restituire la vita agli operai deceduti, ma hanno in parte accettato. Critici anche i comitati di difesa per la salute dei cittadini.
tino.fiammetta@ilgiorno.net
© Riproduzione riservata