Milano, 6 febbraio 2012 -  È stato assolto dall’accusa di omicidio aggravato perché ritenuto incapace di intendere e di volere al momento del fatto, ma dovrà trascorrere 5 anni in un ospedale psichiatrico giudiziario in quanto socialmente pericoloso, Olef Fedchenko, il pugile ucraino oggi 27enne che la mattina del 6 agosto 2010 in viale Abruzzi ha ucciso a pugni una colf filippina di 41 anni incontrata per caso in strada.

 

SCHIZOFRENIA PARANOIDE - La decisione arriva dal giudice per l’udienza preliminare Roberta Nunnari, con la sentenza emessa nell’ambito del procedimento con rito abbreviato scelto dai difensori. Una scelta che si basa sulla perizia psichiatrica disposta durante le indagini, secondo la quale Fedchenko soffre di schizofrenia paranoide.  Nunnari ha ritenuto Fedchenko non imputabile in quanto incapace per i reati di omicidio volontario aggravato dalla premeditazione, dalla crudeltà, dall’averlo commesso per futili motivi e per commettere una rapina, nonché per il reato di resistenza a pubblico ufficiale durante l’arresto.

 

DETENZIONE COLTELLI - L'ucraino, inoltre,  è stato assolto dall’accusa di rapina con la formula perché il fatto non sussiste, dal momento che le indagini hanno escluso che quella mattina volesse rapinare la colf che stava andando a lavorare. Invece il 27enne è stato condannato a 9 mesi di arresto per la sola imputazione di detenzione illegale di coltelli, trovati nella sua abitazione durante la perquisizione. Pena che ha già scontato nel reparto psichiatrico di San Vittore mentre era sottoposto a custodia cautelare in carcere, prima della perizia e di essere trasferito nell’ospedale psichiatrico giudiziario di Reggio Emilia.

 

LE RICHIESTE AL PROCESSO - La decisione di Nunnari, dunque, accoglie in sostanza le richieste del pm Francesca Celle, che però aveva invocato l'applicazione per il 27enne della misura di sicurezza del ricovero in opg per 15 anni, invece di 5, e l'arresto per 4 mesi in relazione al reato di detenzione di armi.

Invece, nelle loro discussioni, l'avvocato di parte civile Fabio Belloni - che assiste il marito, la sorella e i figli della colf - aveva chiesto al gup di disporre un'integrazione istruttoria prima di emettere la sentenza, con l'esecuzione sull'imputato di una perizia collegiale, non essendo rimasto convinto dalle conclusioni del primo perito.

E i difensori, gli avvocati Francesca Maria Rosa Santini e Paola Boccardi, avevano chiesto, oltre all'assoluzione per imputabilità da tutti i reati e perché il fatto non sussiste per l'imputazione di rapina, una rivalutazione della pericolosità sociale del loro assistito prima di disporre la misura di sicurezza. In merito, però, la parola passa ora il magistrato di sorveglianza. Le motivazioni della sentenza sono attese tra 60 giorni.

 

I FAMILIARI DELLA VITTIMA -  ''E' difficile da digerire e da comprendere per i familiari una decisione di questo genere''. Queste le parole dell'avvocato Fabio Belloni, che rappresenta il marito e i tre figli della donna filippina uccisa. ''I familiari della donna - ha proseguito l'avvocato - si sentono completamente abbandonati dalle istituzioni. C'è stata grande vicinanza quando è successa la tregadia, ma poi più nulla''. Con l'assoluzione, i familiari, parti civili, non hanno neanche diritto al risarcimento. L'avvocato Belloni aveva sottolineato, anche in passato quando era stata depositata la perizia sull'incapacita' del pugile, che in Lombardia ''non è prevista nemmeno una polizza anticrimine, imposta invece dalle normative dell'Unione Europea''.