Milano, 4 settembre 2011 - L’annuncio arrivò il 29 luglio: Elio Catania sollevato dall’incarico di amministratore delegato di Atm, Consiglio d’amministrazione azzerato. «Un atto dovuto contro gli sprechi» disse il sindaco Giuliano Pisapia. «In questi anni — spiegò il primo cittadino — i vertici Atm hanno avuto comportamenti discutibili. Abbiamo assistito ad un accumulo di incarichi e stipendi contrario alla sobrietà con la quale intendiamo condurre le partecipate». «Abbiamo assistito — fu l’ultimo affondo di Pisapia — all’uso di personale Atm per la campagna elettorale dell’ex sindaco Letizia Moratti, allora il maggior azionista dell’azienda, senza che il presidente del cda dicesse una parola».

Dichiarazioni che fecero infuriare Catania fino a paventare l’ipotesi delle vie legali: «Stupore e indignazione, questo mi ispira quanto è avvenuto, per come è avvenuto e per quanto detto dal sindaco — replicò l’ex numero uno di Foro Bonaparte —. In questi mesi non mi è mai stato concesso di essere ricevuto dal sindaco o dal direttore generale, precludendo così qualsiasi valutazione del lavoro svolto. Stupisce, quindi, l’accusa di sprechi. Qualunque azionista ha il diritto di revocare un cda, ma respingo le motivazioni addotte: il signor sindaco si astenga dall’esprimere giudizi infanganti e dica che la sua scelta non ha nulla a che fare coi risultati manageriali».