Milano, 21 giugno 2011 - Il partito di chi sostiene che “venerdì 17” porta bene ha di certo guadagnato un nuovo sostenitore. Visto che quattro giorni fa il pubblico ministero Elio Ramondini è uscito senza un graffio dopo che una finestra pesante 50 chili era crollata alle sue spalle da sopra la scrivania. Se si fosse staccato il vetro, rimasto invece solo scheggiato, si sarebbe ferito. E invece, per fortuna, non è successo niente di grave. Però oggi il procuratore aggiunto Nicola Cerrato ha aperto un’inchiesta per violazione della legge in materia di sicurezza dei luoghi di lavoro a carico del titolare della ditta che due anni fa ha sostituito ante e infissi a 238 tra finestre e finestroni del palazzo di giustizia di Milano.

Il magistrato si riserva inoltre di verificare se ci possano essere responsabilità anche da parte di chi, nel Comune, gestisce gli appalti per la manutenzione. Intanto, sulla ditta di Brescia che ha sostituito quegli infissi, mette la mano sul fuoco il direttore del settore gestione uffici giudiziari del Comune. Spiega che, in base a un primo sopralluogo dell’ispettore del lavoro della procura, a causare il crollo della mastodontica anta, alta 160 centrimetri e pesante 50 chilogrammi, è stato “un difetto occulto” della struttura, perché “a cedere è stata non la saldatura della cerniera sull’anta, ma il quadrello di ferro che legava l’anta al telaio”.

In soldoni, secondo quanto accertato dopo l’incidente dallo stesso titolare della ditta, proprio perché molto pesante l’anta avrebbe dovuto essere saldata in modo continuo lungo tutto il suo profilo, invece è stata saldata solo in 6, 7 punti, che venerdì hanno ceduto. Il rischio, allora, è che le doppie ante delle altre 237 finestre rimesse a nuovo due anni fa e che si affacciano su via Manara e via San Barnaba, lasciate spesso durante l’estate, possano cedere da un momento all’altro. Per questo l’impresa ha già programmato la loro messa in sicurezza, con il posizionamento di bulloni sopra e sotto per fissarle.