Cinisello Balsamo, 27 maggio 2011 - Potrebbe essere morta nella notte tra martedì e mercoledì, una decina di ore prima del ritrovamento. Uccisa, forse, da un cavo elettrico che le è stato stretto al collo e che l’avrebbe strangolata lentamente mentre uno spesso nastro adesivo le teneva la bocca sigillata. Sono queste le prime ipotesi che emergono dalle indagini nel box degli orrori di vicolo Villa Rachele a Cinisello.

Ma per capire cosa sia realmente accaduto alla donna seviziata e uccisa dopo essere stata incaprettata con corde e cavi elettrici, si dovrà attendere l’autopsia disposta dal Pm monzese Franca Macchia. L’esame autoptico consentirà anche di prelevare le impronte digitali che consentiranno il confronto con quelle presenti negli archivi delle forze dell’ordine. L’unico elemento certo è un tesserino che riporta un codice fiscale appartenente ad una prostituta romena di 34 anni, già più volte segnalata tra le lucciole di via Milanese a Cinisello e di via Carducci a Sesto San Giovanni. Ed è proprio tra le prostitute del Nordmilano che ora gli inquirenti cercano risposte sui tanti misteri del nuovo mostro, il muratore di 44 anni Antonio Giordano, padre separato di due figli, disoccupato da gennaio, che è stato fermato mercoledì mattina. È lui, secondo gli investigatori, l’autore del terribile delitto. Non solo. Dagli ambienti investigativi emergono scenari ancora più inquietanti e c’è chi, parlando di Giordano, azzarda l’identikit di un killer depravato che aveva trasformato le prostitute nella sua ossessione.

Non a caso, a condurre i carabinieri di Sesto e di Cinisello fino al box trasformato in un luogo di torture, è stata proprio una prostituta. Una donna ghanese di 24 anni che sabato notte era stata portata nel sotterraneo: qui si era rifiutata di sottostare alle richieste estreme che voleva imporle il suo cliente. Era riuscita a fuggire dopo essere stata picchiata, anche se aveva continuato a litigare con Giordano in strada, dinanzi agli occhi di tanti residenti. Alla fine, aveva raccontato tutto ai carabinieri, anche se si era rifiutata di sporgere una formale denuncia. La verifica di mercoledì mattina nel box, avvenuta alla presenza dello stesso Giordano, è stata choccante e fatale. Ci si interroga, ora, per capire se quelle violenze siano un fatto isolato, oppure un macabro rituale già consumato in altre occasioni.

Mentre i militari stanno mappando i telefoni dell’uomo per capire quali siano stati i suoi movimenti e le sue abitudini, la mente corre ad altri casi irrisolti: vittime, ancora una volta, delle prostitute. Tra il 2007 e il 2008, nei boschi delle montagne lecchesi, ritrovarono i corpi tre lucciole, due romene e una moldava: seviziate e strangolate, come la donna ammazzata a Cinisello. Omicidi che ancora oggi non hanno un colpevole. Per il momento Giordano, in carcere a Monza in attesa della convalida del fermo, non risponde alle accuse. Si è chiuso in un silenzio ostinato e ha rifiutato di parlare anche con il suo avvocato nominato d’ufficio, Alba Sarto. Ha avuto solo un cedimento, al termine del lunghissimo interrogatorio al quale lo hanno sottoposto i carabinieri fino alla tarda sera di mercoledì: «Mi date trent’anni? Me li faccio. Si sta meglio dentro che qua fuori».