MIlano, 25 maggio 2011 - Il volto pulito, sorridente e rassicurante delle scuole calcio lombarde è quello di Paolo Tramezzani (nella foto), 40 anni, metà dei quali trascorsi sui campi di calcio d’Italia e d’Inghilterra. Ha vestito la maglia di una dozzina di club, è stato il terzino anche di Inter, Tottenham e Atalanta e di fatto le scarpe al chiodo non le ha mai appese perché ogni giorno è in campo al fianco dei suoi ragazzi, in qualità di direttore tecnico nella società dilettantistica Basiglio Milano 3 Calcio. È un club molto ambizioso e con una grande attenzione verso il settore giovanile e la Scuola Calcio (è affiliata Scuola Calcio Milan).

Come commenta l’arresto di un allenatore per pedofilia?
«Una tragedia, anche se non so che legame possa avere tutto questo con l’ambiente calcistico giovanile. Penso invece si tratti di una brutta piaga sociale anche se, purtroppo, in una scuola calcio, con contatti quotidiani fra istruttori e ragazzi, il rischio è maggiore».

Come si può evitare che certi fatti si ripetano?
«Fortunatamente non ho sentito parlare di situazioni simili, anche perché la gran parte delle società è molto attenta. E poi quasi sempre a contatto con i club ci sono le famiglie; ritengo che sia fondamentale togliere le barriere, i genitori vanno sempre coinvolti, con il confronto e il dialogo, per capire se da parte dei ragazzi ci siano disagi. C’è bisogno che qualcuno vigili attorno ad allenatori e istruttori, sperando che la sua presenza sia solo a fini ludici».

Cosa dire a quei genitori angosciati e che ora possono aver paura di portare i figli alle scuole calcio?
«Di stare tranquilli, certi episodi sono rarissimi anche se capisco che l’ansia possa diventare contagiosa. La pedofilia però è un problema serio, anche io ho dovuto parlare molto apertamente a mia figlia che ha 15 anni, a costo di traumatizzarla. Le ho detto che se qualcuno vuole approfittare di lei, anche minacciandola, deve parlare subito con noi genitori, senza timore».

Poi si possono usare delle precauzioni: i regolamenti interni, la selezione degli allenatori...
«Sono aspetti importanti. Esiste la carta dei diritti dei bambini che la Figc e la Fifa hanno protocollato. E la Federazione è molto attenta, ma non può vigilare su tutte le società. Tocca a noi giudicare i valori umani e non solo tecnici delle persone che vogliono insegnare calcio, ma anche le persone brave e dolci possono nascondersi dietro una maschera. Perciò i messaggi che ci trasmettono i bambini sono importanti».

Se fosse successo nella sua società un episodio simile, come avrebbe reagito?
«Istintivamente avrei chiuso la scuola calcio. È una cosa orribile...».