Milano, 22 settembre 2010 - Inaugurazione a Palazzo Morando in via Sant’Andrea con le due zarine della moda, Anna Wintour, direttore di Vogue America e l’italiana Franca Sozzani, direttore di Vogue Italia, che insieme daranno il la alla mostra «Who’s on next» sui lavori dei giovani emergenti Rosa Clandestino, Erkan Çoruh, MSGM, Dmajuscule, Elisa Palomino, Gail Sorronda, Bragia per il pret-à-porter, Jerome C. Rousseau, Arnoldo e Battois e Claudio Montias per gli accessori. Padrone di casa - tecnicamente - l’assessore alla Cultura Massimiliano Finazzer Flory. 

Si tratta di installazioni dove i ragazzi prescelti da una giuria di esperti si mostreranno per la prima volta al mondo e all’occhio ipercritico di Anna Wintour. Che, per la verità, è bravissima tanto a trovare nuovi talenti in Usa quanto ad affossare quelli di casa nostra. In questa occasione, però, la presenza di colei che, benché non filo-italiana, è sicuramente una delle maggiori esperte di fashion al mondo, ha il senso di un nuovo «embrassons nous» fra lei e noi. Perché il party vedrà fra i presenti la maggior parte degli stilisti italiani - forse addirittura di coloro che domani sfilano, come Gucci e Ferretti, e che quindi sono sicuramente impegnati - e di molti industriali. Si tratterà di un evento aperto alla Milano che conta ma chiuso ai più (per loro le installazioni saranno visibili dal giorno seguente), dove hanno garantito la loro presenza Giorgio Armani, Donatella Versace, Roberto Cavalli e altri loro colleghi; il mondo dell’industria sarà rappresentato, tra gli altri, da Renzo Rosso, proprietario del marchio Diesel, Diego Della Valle, Matteo Marzotto e Raf Simons. Ma in realtà il piccolo vernissage si rivelerà l’evento più cult di tutta la settimana. E non per la qualità dei rinfreschi o la bellezza della location, ma perché chiunque faccia moda in città non perderà l’occasione per fare anche solo un cenno di saluto (magari ignorato) ad Anna Wintour. Che questa volta viene in pace e seguirà le sfilate almeno fino a domenica, prima di recarsi a Parigi città, che le è notoriamente più congegnale.

La festa, quindi, avrà un taglio internazionale, si parlerà prevalentemente inglese e farà da prodromo a molti affari di settore. È chiaro che anche i modaioli italiani saranno inviati, che ci saranno esperti di moda e buyers da tutto il paese. Ma lo è altrettanto che questa «cerimonia degli affetti» fra americani e italiani avrà un taglio per addetti ai lavori, molto modaiolo e poco salottiero. Di fatto, dietro le scarpe di Manolo Blanick, gli abiti francesi o italiani da 5mila euro in su e le borse milionarie, si combatte una battaglia al coltello per la supremazia stilistica di vecchi e giovani. E che la portaerei americana è tutt’altro che affondata. Dopo il party, i sorrisi della sera lasceranno lo spazio ai colpi bassi degli affari. Così è, se vi piace.