Milano, 20 luglio 2010 - Questa mattina, la Guardia di Finanza di Milano ha eseguito il sequestro preventivo dell’area Montecity-Rogoredo di proprietà della Milano Santa Giulia Spa facente capo al gruppo Zunino.

Secondo la ricostruzione degli inquirenti, la falda acquifera sottostante l’area sarebbe inquinata con alcune sostanze pericolose per l’ambiente e la salute, tra cui alcune cancerogene. Su alcuni terreni dell'area, inoltre, sarebbero stati eseguiti scavi non autorizzati, nei quali sarebbero state poi “riportate”, senza alcun titolo, scorie di acciaieria, da trattare, invece, come rifiuti. I reati contestati a vario titolo, quindi, sono di attività di gestione di rifiuti non autorizzata e avvelenamento delle acque.

 

DECRETO DI SEQUESTRO - Il decreto firmato dal Gip del tribunale di Milano Fabrizio D’Arcangelo riporta: "Si ritiene che nella realizzazione dei lavori relativi all’area Montecity-Redaelli, si siano verificate le seguenti violazioni: sono stati scavati circa 500mila metri cubi di terreno in più rispetto a quanto definito nella convenzione stipulata con il Comune di Milano, per i quali non vi erano atti di modifica della stessa; gli scavi effettuati, che dovevano servire alla costruzione degli edifici oggetto di convenzione, in realta’ sono stati in parte abusivamente ricolmati con rifiuti e ciò è stato effettuato dopo il collaudo opere di asportazione terreni”.

E, infine, “gli esiti dei primi risultati degli accertamenti in campo, conseguenti ai campionamenti di rifiuti e acquee sotterranee, evidenziano un inquinamento diffuso da diverse sostanze, riconducibile alle attività industriali pregresse nell’area, tra le quali sostanze pericolose e anche alcune cancerogene”. Ad ogni modo, precisa il decreto che “in aggiunta all’inquinamento presente e non bonificato, l’area è stata oggetto di ulteriore inquinamento durante i lavori eseguiti dalla Milano Santa Giulia spa in violazione di precise norme di legge e della convenzione stipulata tra committente e Comune di Milano in data 16 marzo 2005”.

 

LE INDAGINI ARPA - Le indagini, coordinate dalla Procura della Repubblica di Milano sono state svolte con il contributo del Corpo forestale dello Stato, dell'Arpa e della polizia locale di Milano. Arpa Lombardia ha evidenziato la presenza di inquinanti nei terreni e nelle acque sotterranee (falda sospesa e prima falda) presenti nell’area, ma ha assicurato che l’inquinamento al momento non costituisce un elemento di rischio sanitario per i residenti, anche se dovrà essere rimosso per assicurare che nel tempo la situazione non si estenda. 

L'ente ambientale, effettuando monitoraggi,  ha rilevato che la prima falda, situata fino a una profondità di 35-40 metri, conterrebbe "un inquinamento da solventi clorurati che evidenzia un sostanziale superamento dei limiti di legge con elevate concentrazioni di tetracloroetilene (fino a 20 volte sopra il limite di legge) e di triclorometano (di poco oltre il limite di legge), tutte sostanze cancerogene. Tra queste, ci sono anche il cromo esavalente e il cadmio, sostanze a rischio di riduzione della fertilità e di danno ai bambini non ancora nati".  

 

GLI INDAGATI - Nell'inchiesta che ha portato al sequestro dell'area, anche l’imprenditore Giuseppe Grossi e l’immobiliarista Luigi Zunino sono tra gli indagati. Insieme a loro, figurano altri imprenditori attivi nel settore del ‘movimento terra' ed ex amministratori delle società che si sono occupate degli affari nella zona al centro dell’indagine condotta dai Pm, Gaetano Ruta e Laura Pedio. Oltre a Grossi e Zunino, sono accusati di discarica abusiva, smaltimento illecito dei rifiuti e avvelenamento delle acque anche Claudio Tedesi, Ezio Streri, Silvio Bernabè, Vincenzo Bianchi, Bruno Marini e Alessandro Viola. 

Cesarina Ferruzzi, manager del gruppo Green Holding, indagata nel filone principale dell’inchiesta sulle presunte irregolarità per la bonifica dell’area Montecity-Santa Giulia, interrogata negli ultimi mesi dell’anno scorso, aveva parlato di "una sorta di bomba biologica". Dai verbali degli interrogatori era emerso che nell’area non era stata effettuata una bonifica "ma una riqualificazione urbanistica, con un piano scavi da seguire".Motivo per cui, dato che l’insediamento era piuttosto ampio, c’erano alcune zone non monitorate, alcune "non scavate" e quindi "molto inquinate". Poi, Ferruzzi aveva aggiunto:  "La presenza di materiali inquinanti di diversa tipologia determina un inquinamento molto piu’ grave perche’ c’e’ una miscela di vari principi inquinanti, una sorta di bomba biologica". Quanto ai costi la manager del gruppo aveva affermato "praticamente il costo della bonifica sarebbe stato doppio".

 

IL PROSSIMO CDA - Dopo la notifica del decreto di sequestro dell’area di Santa Giulia, Risanamento spiega che si riserva di procedere “a ogni necessaria valutazione” e di avere convocato il prossimo cda per il 22 luglio. “Con riferimento alle notizie di stampa diffuse stamattina - si legge nella nota - Risanamento conferma che in data odierna è stato notificato, nell'ambito di un procedimento penale avente ad oggetto l'accertamento dell'asserito compimento di reati ambientali, un decreto di sequestro preventivo su tutta l'area Milano Santa Giulia disposto dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Milano. La società - conclude la nota - si riserva di procedere a ogni necessaria valutazione in merito. Il prossimo Consiglio di Amministrazione della Società è convocato per il 22 luglio.

 

L'AREA SANTA GIULIA - La zona, che ha un'estensione pari a circa un milione di metri quadri e un valore di mercato approssimativo di circa un miliardo di euro, occupa oggi gli spazi che furono un tempo degli stabilimenti chimici della Montedison e dell'acciaieria Redaelli. Nel 2000 il gruppo guidato dall’immobiliarista Luigi Zunino propose, con un programma integrato di intervento, il riutilizzo del complesso urbanistico presente in quella zona, dando vita cosi’ al ‘progetto Montecity’ firmato anche dall’architetto Norman Foster.

Progetto che prevede la realizzazione di un complesso di edilizia sociale e convenzionata con investimenti privati di circa 1,6 miliardi. In questo filone d’inchiesta gli investigatori hanno effettuato anche numerose perquisizioni e sequestrato documenti come certificati di analisi di laboratorio dei campioni delle acque e dei terreni svolte nel tempo e documenti relativi all’esecuzione delle opere di bonifica e smaltimento dei rifiuti.