Milano, 9 marzo 2010 - Ancora prima della conclusione del processo di primo grado per lesioni gravissime, quattro delle presunte vittime dell’ex primario della Santa Rita, Pier Paolo Brega Massone, hanno ottenuto dalla clinica risarcimenti anticipati per quasi 200mila euro e hanno revocato la propria costituzione come parte civile.

Le proposte risarcitorie sono state aumentate dopo l’appello di uno dei legali, l’avvocato Marco Marzari, che lo scorso 3 febbraio aveva lamentato “l’inerzia della Regione a fronte del completo disinteresse dell’Istituto clinico città studi (ex Santa Rita)” sul fronte dei risarcimenti anticipati pubblicizzati dall’istituto prima dell’estate. I risarcimenti, già versati, ammontano a 198.200 euro.

 

La clinica, in qualità di responsabile civile, ha versato 73.500 euro a D. G. un uomo di 61 anni, già gravemente affetto da diabete motivo per cui aveva subito l’amputazione dei piedi, che sarebbe stato operato inutilmente da Brega Massone a un polmone per un versamento pleurico ritenuto esiguo dai consulenti della Procura. Il primo intervento gli avrebbe causato un’infezione che avrebbe determinato la necessità di altre due operazioni.

Poi, sono stati versati 42.500 euro a D. T. un paziente di 72 anni a cui era stata prescritta da un altro ospedale una biopsia al retto per un sospetto tumore senza rischio di metastasi, ma a cui l’équipe di Brega aveva eseguito un intervento a un polmone per due presunti noduli.

A K. R. B., il noto caso della paziente di 44 anni da oltre 15 affetta da Tbc ma ugualmente operata ai polmoni in modo ritenuto del tutto inutile dall’accusa, sono stati versati 28.200 euro. Invece a R. S., la 54enne a cui era stato asportato un pezzo di clavicola nonostante per i pubblici ministeri fosse sofferente solo da artrite inoperabile, altri 54mila. I loro legali, gli avvocati Marzari e Stefano, hanno revocato la costituzione come parte civile e la citazione del responsabile civile. La Procura ha definito “congrui” i risarcimenti.

 

I versamenti definiti oggi prendono il via dalla lettera inviata il 25 giugno dalla clinica agli avvocati di una trentina di parti civili che l’avevano citata a processo come responsabile civile. Nella missiva si rappresentava la disponibilità a una transazione economica, chiedendo però di poter visitare i pazienti per valutare il danno da loro subito. Nella lettera l’avvocato dell’istituto, Luca Troyer, chiedeva l’autorizzazione a poter rendere pubblica questa iniziativa. Dei pazienti, solo sette però hanno accettato di sottoporsi alla visita lo scorso settembre.

Due mesi dopo, la clinica ha inviato loro una lettera con le proposte risarcitorie, imponendo in questo caso l’obbligo della riservatezza sull’entità delle cifre che tuttavia erano state ritenute esigue visto che nessun paziente le aveva accettate. A febbraio lo sfogo pubblico di Marzari e la riformulazione dell’accordo. Altre due o tre parti civili hanno deciso in questi giorni di sottoporsi alla visita per arrivare a un accordo.

 

L'avvocato Luca Ponzoni, in sostituzione di Luca Troyer, ha spiegato la decisione presa riguardo le transazioni economiche con le presunte vittime: “Questo risarcimento non è inteso come il riconoscimento della responsabilità dei chirurghi come imputati di lesioni dolose, ma l’idea è quella di andare incontro ai pazienti e aprire una stagione nuova”.