Campari, 160 anni di aperitivi: "L’Italia nel mondo è un valore"

Da Sesto alle 21 sedi nei continenti. Il Covid costa l’11% delle vendite. "Investiamo ancora"

L’inaugurazione della scultura di Oliviero Rinaldi

L’inaugurazione della scultura di Oliviero Rinaldi

Sesto San Giovanni (Milano), 11 settembre 2020 - Il Gruppo Campari guarda verso l’Infinito, con una storia di 160 anni, celebrata ieri nel quartier generale di Sesto San Giovanni, dove nel 1904 viene aperto il primo stabilimento che resterà attivo fino alla metà degli anni Novanta per poi trasferirsi a Novi Ligure. È il 1860 quando il liquorista Gaspare Campari inventa l’aperitivo rosso che conquista la società milanese. Con il figlio Davide inizia la produzione industriale e nel 1915 viene inaugurato Camparino in Galleria Vittorio Emanuele. "Celebriamo i 160 anni di un’azienda che è parte della grande storia imprenditoriale italiana - sottolinea Bob Kunze-Concewitz, ceo -. Abbiamo contribuito a portare lo stile di vita italiano e la cultura dell’aperitivo in tutto il mondo e continuiamo oggi a investire, proiettandoci verso un futuro sempre più globale, grazie all’eccellenza delle nostre persone, alla costante valorizzazione dei marchi, al forte legame con il territorio".

Oltre 50 i brand che hanno reso Campari uno dei primi gruppi al mondo nel settore degli spirit. Alcuni sono tra i più iconici come Aperol, Grand Marnier, SKYY Vodka, Appleton Estate e Wild Turkey. Il Gruppo (con sede in Olanda) oggi conta 21 poli esteri e 22 impianti produttivi in tutto il mondo, con una rete distributiva che raggiunge oltre 190 mercati. Nel primo semestre 2020, le vendite sono state pari a 768,7 milioni di euro, con una flessione pari al -11,3%. causata dall’impatto della pandemia. L’azienda è rappresentata da circa 4mila Camparisti, i collaboratori sparsi in tutto il mondo. A loro è stata simbolicamente donata "Infinito Campari", opera d’arte pensata e realizzata dallo scultore Oliviero Rainaldi. Un lascito che rafforza il legame dell’azienda con l’Italia, la città di Sesto e il mondo dell’arte nel 160esimo anniversario dalla sua fondazione.

La scultura, un unico blocco in marmo bianco di Carrara di 74 tonnellate, vuole essere un inno alla vita. E una citazione al passato, richiamando Fortunato Depero e la buccia d’arancia che avvolge lo Spiritello di Cappiello, con i due cerchi che rappresentano una C e una G intrecciate a ricreare il simbolo dell’infinito. All’interno dell’opera una nicchia sigillata custodisce una bottiglia di Bitter Campari, cuore pulsante e segreto di Infinito. "La storia di Campari si intreccia con il mondo dell’arte sin dalle origini – commenta lo sculture Rinaldi –. Ha sempre puntato in alto guardando oltre anche grazie all’importante contributo degli artisti che negli anni hanno raccolto la sfida di raccontare un marchio così unico".  

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