Cassina de' Pomm: la storia di Milano si specchia nell’acqua della Martesana

Cosa hanno in comune Napoleone, la monaca di Monza, le starlette degli anni Ottanta e il cast di Benvenuti al Nord? Cascina dei Pomi, uno degli angoli più caratteristici di Milano.

Fonte: Wikimedia

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Milano, 12 gennaio 2016 - Giovanni Marino, il celebre committente del palazzo sede del Comune, era un banchiere trasferitosi a Milano durante il regno di Carlo V. Sua figlia Virginia, sposata al nobile spagnolo Martino de Leyva, sarebbe diventata la madre di Marianna, cui si ispirò Alessandro Manzoni per il personaggio della monaca di Monza ne I promessi sposi: erano loro i proprietari di Cascina dei Pomi.

Il complesso di Cascina dei Pomi (Cassina de’ Pomm in dialetto milanese) prende il nome dai frutteti che lo circondavano e risale al Quattrocento, nel Cinquecento venne aggiunta la villa padronale dei Leyva, utilizzata per la villeggiatura; infine, nel Settecento, la struttura venne adibita a vero e proprio albergo: chi si recava da Milano a Monza era solito fermarsi e ristorare i cavalli lì dove scorreva, e scorre, la Martesana. Fra i frequentatori dell’osteria c’erano molti personaggi famosi: Garibaldi, Stendhal, Casanova, Napoleone e il poeta Carlo Porta. Ma Cascina dei Pomi non era frequentata solo nel passato meno recente: negli anni Settanta era diventata meta fissa di politici e personaggi dello spettacolo. Oggi resta un piccolo caffè affacciato sull’acqua: la Cascina è infatti un condominio privato spesso usato come location cinematografica. La ricordate Benvenuti al Nord, Volere volare o Anna e i cinque? Con la raccomandazione di non curiosare troppo in giro, il gestore del bar a volte accorda il permesso di visitare il cortile che si trova all’interno della cascina, dove è stata collocata una vecchia macina.

L’edificio ha un andamento poligonale: il corpo trapezioidale è a due piani e sono presenti degli abbaini nel sottotetto. Al suo interno c’è una corte con accesso porticato che ospitava le stalle per il cambio dei cavalli. Dalla metà del Ventesimo secolo, periodo in cui venne coperta la parte di naviglio che entrava in città, la cascina rappresenta il limite a nord in cui l’acqua viene tombinata per lasciare spazio a via Melchiorre Gioia.

La cascina è anche il "capolinea" di un bellissimo percorso per ciclisti e pedoni che arriva da Trezzo sull’Adda lungo il naviglio Martesana che qui finisce per inabissarsi sotto il manto stradale.

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