Certi messaggini uccidono l’intelligenza

Il coraggio uno non se lo può dare, citando da un classico, però se c’è l’anonimato, se ci si può celare dietro nomi di comodo hai voglia

Milano, 24 agosto 2017

LETTERA

Ma che paese  siamo? Ci troviamo di fronte all’ennesimo terremoto con vittime e assistiamo a liti tra politici con linguaggi incomprensibili e messaggi cifrati e commenti sui social che si dicono dispiaciuti perché si aspettavano un risveglio del Vesuvio... Non riesco neppure a comprendere se questa è la solita contrapposizione tra nord e sud che, approfittando dell’anonimato, si è fatta ancora più becera dei proclami di certi capataz. Ma sono certo che siamo in presenza di una bella dose di ignoranza di cui non andare fieri. Mi auguro che si indaghi su queste persone. Davide, Milano

RISPOSTA

Il coraggio uno non se lo può dare, citando da un classico, però se c’è l’anonimato, se ci si può celare dietro nomi di comodo hai voglia. É l’ennesima brutta pagina dei social, i cui grandi capi continuano a promettere più controlli, più interventi per evitare il diffondersi anche di idee razziste, ma risulta evidente che ai proclami non hanno fatto seguito i fatti. Certo i napoletani - o sedicenti tali, perché anche qui sempre in presenza di anonimato siamo - hanno risposto con sagacia e ironia, ma è desolante che certi stereotipi si annidino ancora nelle menti. Le energie di tanti spettatori non paganti (sia in termini di danni che di impegno) potrebbero essere indirizzate meglio. Magari nello studiare, nel pigliare in mano un libro - della storia d’Italia, possibilmente - e per la prima volta, grande scoperta, aprirlo: ci sono tante parole, se ne possono imparare di nuove e migliori di quel centinaio che bastano per “uozzappare”, “tuittare”, “feisbuccare” messaggi del genere. Forse l’Italia sarebbe migliore, per ora resta la tristezza di ritrovarci a ribadire che è ancora tempo di “fare gli italiani”. ivano.costa@ilgiorno.net