Sanità e rischi di “pandemia giudiziaria”

Molti uomini di diritto prevedono l’esplosione del contenzioso legato alla gestione dell’emergenza sanitaria

Milano, 3 maggio 2020 - Quando la pandemia allenterà la sua morsa e passeremo a quella che molti definiscono una “nuova normalità”, potrebbe scatenarsi un’altra pandemia nelle aule dei tribunali. Molti uomini di diritto prevedono l’esplosione del contenzioso legato alla gestione dell’emergenza sanitaria. Del tema si è parlato ieri in occasione di un convegno sulla piattaforma Zoom, promosso da Paolo Vinci, avvocato milanese tra i massimi esperti in Italia di responsabilità medica. A discutere di come “normare l’emergenza” si sono ritrovati magistrati, giuristi, assicuratori, medici e docenti universitari impegnati in questi giorni a individuare le possibili ricadute giuridiche della crisi sanitaria sui regimi di responsabilità civile e penale. A chi imputare il numero eccessivo di morti e di contagi nel nostro Paese? Già ora assistiamo allo scaricabarile tra centro e periferia, tra Stato e regioni. Ma siamo solo agli inizi.

Non ci sono solo le inchieste sui troppi decessi nelle Rsa. Tanti aspetti relativi alle scelte compiute dai decisori istituzionali e dal personale medico andranno chiariti. E chi potrà far valere le sue ragioni lo farà. «Ad esempio - ha spiegato Paolo Vinci - i familiari delle vittime potrebbero decidere di fare causa ai medici per presunte negligenze nelle cure dei contagiati poi deceduti e pretendere da loro un risarcimento economico e morale. Da questo punto di vista c’è chi getta benzina sul fuoco, incitando gli eredi a denunciare veri o presunti casi di malasanità. In moltissime situazioni, però, le negligenze sarebbero da imputare allo Stato, che ha mal gestito l’emergenza sanitaria, non mettendo nelle condizioni adeguate le strutture sanitarie e il personale medico e infermieristico, il più delle volte rimasto disarmato di fronte al virus e privo degli indispensabili dispositivi di protezione».

Il pericolo concreto che al danno si aggiunga la beffa, cioè che ai medici che hanno rischiato e in alcuni casi perso la vita vengano applicati meccanismi vessatori di responsabilità esiste. Ecco perché, secondo Vinci «occorre che si proponga una vera e propria esclusione integrale della responsabilità penale dei medici, una sorta di “amnistia”, che costituisca, sotto il profilo della responsabilità penale, un vero e proprio scudo penale».

*Docente di Diritto dell’informazione   

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro