Quartieri più vivi del centro

Dopo avere per anni drenato persone al suo interno, oggi la città è chiamata a riassestarsi e nel riassetto vanno ripensati anche gli spazi inutilizzati

LETTERA:

Vivo in un quartiere di Milano e non posso dire di percepire sensazioni di “vuoto”, la vita nel quartiere è tornata come prima, meno sorrisi ma si campa. Semmai è il centro che è vuoto e sarà così a lungo non solo per questione di turismo, ma per uffici in smart working. Davide Z., Milano

RISPOSTA:

Un centro diffuso, in maniera tale che ogni quartiere sia in grado di rispondere a tutti i bisogni primari e proprio perché accoglie servizi diventa vivo a differenza degli sbrilluccichii vacui del centro che già stentava prima del Covid vivendo in una “bolla” di costi eccessivi per questioni di immagine. Le grandi città dovranno inevitabilmente cambiare per effetto dell’ondata virale e più di tutte dovrà farlo Milano che si è resa conto di quanto campare di uffici oggi sia difficile. E lo sarà ancora di più con un ricorso allo smart working che non pare destinato a tramontare. Dopo avere per anni drenato persone al suo interno, oggi la città è chiamata a riassestarsi e nel riassetto vanno ripensati anche gli spazi inutilizzati nonché tante piazze che anziché essere selva di dehor di bar, toasterie, kebab e fast food vari diventino luoghi veramente fruibili. Non è una rivoluzione da poco, e come tutti le rivoluzioni “vere” non passerà indolore. Una sfida difficile che Milano non può permettersi di perdere. ivano.costa@ilgiorno.net

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