Valentino Mazzola, la leggenda senza tempo di Cassano d'Adda ha cent'anni

Mazzola e il Grande Torino. La nipote Stella: "Lui era un campione di altruismo"

Due immagini d'epoca di Valentino Mazzola

Due immagini d'epoca di Valentino Mazzola

Cassano d’Adda (Milano), 17 gennaio 2019 - Triangolare di calcio a Torino, città d’adozione calcistica, ed eventi a Cassano d’Adda, paese natale, per ricordare il mitico Valentino Mazzola. L’indimenticato capitano del Grande Torino, morto settant’anni fa nella tragedia aerea di Superga, il prossimo 26 gennaio avrebbe compiuto 100 anni. Le donne del “Ruscett”, il rione cassanese dove nacque nel 1919, lo avevano nominato affettuosamente “Tulén” per il suo vizio di prendere a calci tutte le lattine che trovava in giro ma nessuno allora immaginava che quella sua passione lo avrebbe portato ad essere un simbolo del calcio italiano.

La storia: dopo un periodo nelle giovanili del Gruppo Sportivo Tresoldi di Cassano, Mazzola riceve un’offerta di lavoro dall’Alfa Romeo con la possibilità di giocare in Serie C con la squadra dell’azienda automobilistica. Un’esperienza interrotta dopo una sola stagione per la chiamata al servizio militare. Da soldato prende parte a diverse gare con la squadra del Comando della Marina. In quel periodo gli osservatori del Venezia notano il giovane attaccante, centrocampista all’occorrenza: dopo il sospirato provino nel marzo del 1940, Mazzola esordisce in Serie A contro la Lazio.

Il passaggio al Torino arriva nel 1942 e con la squadra granata gioca 195 partite, segnando 118 reti. Fra i record personali: 3 gol in 3 minuti. Campione di calcio negli stadi e di generosità nella vita privata, lo ricorda così Stella Mazzola, presidente onoraria della società di calcio cassanese che porta il nome di Valentino Mazzola. «Di mio zio Valentino non ho ricordi diretti - racconta la nipote - ma di lui ho ben in mente la figura di personaggio buono e molto altruista come mi raccontava mio papà». Stefano Mazzola era il minore di quella famiglia di otto fratelli, di cui tre morti a pochi mesi dalla nascita.

«Con la scomparsa del nonno all’età di 40 anni, zio Valentino e gli altri fratelli hanno dovuto affrontare sin da ragazzini le fatiche della vita. Da giocatore affermato, quando faceva ritorno in paese era una festa per tutti i bambini grazie ai palloni che portava in dono per tutti loro». Il 4 maggio del 1949 la notizia che getta nel lutto tutta Italia: di ritorno da Lisbona, dove il Grande Torino aveva disputato un’amichevole, l’aereo che trasporta la squadra si schianta contro il muro della Basilica di Superga. La sciagura provoca la morte di 33 persone fra giocatori, dirigenti, tecnici, giornalisti ed equipaggio. Sposato due volte, quel maledetto giorno Valentino lascia orfani i figli Sandro e Ferruccio, il primo campione della Grande Inter, il secondo una discreta carriera tra serie A e B.

Per il centenario  della nascita, Poste Italiane omaggerà il campione cassanese con un francobollo a lui dedicato. La cerimonia dell’annullo filatelico è prevista per sabato 26 gennaio al teatro cassanese di via Europa.