Cernusco sul Naviglio, 15 settembre 2011 - Cristiano Biraghi, 19 anni appena compiuti, è nato il primo settembre 1992, ultimo prodotto della sempreverde «cantera» dell’Inter. Nato a Cernusco sul Naviglio, ma cresciuto a Carugate, dopo aver assaggiato il campo con la prima squadra dell’Inter nella passata stagione è andato in prestito alla Juve Stabia, con il sogno di tornare un giorno, da protagonista, con quella maglia a strisce neroazzurre per cui tifa sin da bambino.          

Quando hai cominciato a giocare a calcio?
«A 5 anni ho iniziato a giocare nel Carugate, a 8 anni sono passato all’Atalanta e poi sono arrivato all’Inter: dai Giovanissimi fino alla Primavera.  

La tua esperienza più bella?
«Sicuramente l’esordio in Champions, a San Siro, contro il Twente. Sono entrato nei minuti finali ma è stata un’emozione grandissima. Poi anche il gol segnato durante l’estate contro il Manchester City e la gara da titolare a Brema, sempre in Champions, hanno suscitato in me grosse emozioni. Di questo ringrazio Rafa Benitez, che mi ha dato fiducia lanciandomi nel grande calcio».        

Come vivi questa nuova esperienza alla Stabia?
«Per adesso bene, sto giocando e cresco. L’inizio non è stato ottimo ma poco per volta arriveranno i risultati. Il gioco c’è, facciamo solo un po’ di fatica in fase realizzativa. Appena ci sbloccheremo terremo testa a tutti».     

A proposito di gioco, la Juve Stabia è una delle prime società calcistiche ad adottare il sintetico. Come ti trovi?
«Ormai mi sono abituato ma non è facilissimo. I rimbalzi, la corsa e lo stesso appoggio del piede sono diversi. Ho notato che le formazioni che arrivano al Menti fanno sempre fatica a giocare nella prima mezz’ora».   

Qual’è il tuo sogno come calciatore?
«Per ora punto a fare bene. Il mio sogno è quello di tornare a Milano da protagonista. Sono un tifoso nerazzurro, vorrei vincere tutto con l’Inter».       

Inter: quest’anno la partenza non è stata facile...«Anche l’anno scorso partimmo male poi ci siamo qualificati per gli ottavi di Champions e abbiamo vinto il Mondiale per club. Sicuramente la sconfitta non ci voleva ma Palermo è un campo difficile e bisogna adattarsi al nuovo allenatore».

Un consiglio per tutti quei bambini che sognano di diventare calciatori?
«È un sogno di tanti, io dico solo di star tranquilli, fare un passo alla volta senza montarsi la testa e, soprattutto, divertendosi».