Segrate, l'ex sindaco non potrà ricandidarsi nel 2020

Alessandrini è stato condannato per le spese pazze in Comune. Ma non si esclude un altro colpo di scena

L'ex sindaco Adriano Alessandrini

L'ex sindaco Adriano Alessandrini

Segrate (Milano), 13 gennaio 2019 - Interdetto dai pubblici uffici per cinque anni, l’ex sindaco Adriano Alessandrini non potrà tornare in scena per ricandidarsi alle prossime elezioni. E il centrosinistra, che ha sempre temuto una nuova discesa in campo del sindaco più popolare di Segrate, può tirare un sospiro di sollievo in vista della contesa elettorale del 2020. A meno che in appello non venga ribaltata la sentenza di primo grado che sarà impugnata dall’ex sindaco di Forza Italia. Tanto dipenderà dai tempi della giustizia, visto che manca un anno e mezzo alle urne, e in città le trattative politiche inizieranno a breve. Quello che brucia di più al centrodestra non è solo la condanna a 2 anni di carcere e al risarcimento di 6.300 euro alla città per le spese effettuate con la carta di credito del Comune durante il secondo mandato, ma la carriera politica dell’ex delfino di Berlusconi che potrebbe subire una pesante battuta di arresto. Domani verrà reso pubblico il dispositivo di condanna e fra tre mesi verranno pubblicate le motivazioni. Alessandrini è stato processato con rito abbreviato, il giudice per le udienze preliminari ha disposto la sospensione della pena con non menzione.

"Vinceremo anche senza Alessandrini, certo è che l’interdizione ha tutto il sapore di uno sgambetto politico", annuncia Andrea Donati, consigliere comunale della Lega. E aggiunge: "Sembra un film già visto: anche nella vicenda dei T-Red, tutti lo davano per condannato e invece alla fine è stato assolto. Vedremo cosa succederà in appello". "Non so se Alessandrini aveva intenzione di ricandidarsi – continua Donati -, noi intanto stiamo lavorando per trovare un candidato forte che possa unire tutto il centrodestra". Bocche cucite in maggioranza e, a palazzo, anche il sindaco sceglie di non commentare la sentenza. "Come Comune, ci siamo costituiti parte civile – dice l’attuale sindaco Paolo Micheli, grande nemico politico di Alessandrini – come era giusto che fosse. Prendo atto della sentenza, ma non la commento: aspetto in silenzio di apprendere le motivazioni".

Era stato il Pd a innescare l’inchiesta con una segnalazione alla Corte dei Conti di una serie di spese di rappresentanza ritenute sospette tra il 2010 e il 2015. La Corte dei Conti aveva condannato Adriano Alesandrini e Paola Malcangio, l’allora dirigente del Comune che aveva autorizzato le spese dell’ex sindaco, a risarcire il Comune in solido con 34mila euro. Malcangio ha già pagato la sua parte per 17mila euro, Alessandrini ha invece fatto ricorso. Era stato poi il tribunale di revisione contabile a segnalare il caso in Procura, dando avvio al procedimento penale solo per l’ex sindaco che, come politico, è stato condannato per peculato. In sede di processo, il pm Paolo Filippini ha contestato spese ingiustificate per circa 24mila euro. Spese che ora, a giudizio del gup, sono scese a 6.400 euro. Il giudice ha infatti sforbiciato il capo di imputazione ritenendo provati una ventina di episodi sui circa 130 contestati, che riguardavano spese per ristoranti, vini costosi ed enoteche, anche il pagamento di vitto e alloggio per i relatori al meeting internazionale di esobiologia, cioè un convegno sulle forme di vita extraterrestri.