K-Flex, confermati i licenziamenti

Fumata nera nell’incontro al ministero, il colosso ha ribadito la chiusura del sito di Roncello e il taglio di 187 operai. I sindacati: "Nessuna resa, andiamo avanti con la nostra battaglia"

Gli operai presidiano la fabbrica da 40 giorni

Gli operai presidiano la fabbrica da 40 giorni

Trezzo sull'Adda (Milano), 4 marzo 2017 - Fumata nera sulla K-Flex di Roncello. L’incontro al ministero si è chiuso nel peggiore dei modi. Il colosso degli isolanti in gomma ha confermato la chiusura del sito e il licenziamento dei 187 operai che presidiano la fabbrica da 40 giorni, una buona fetta del Trezzese. L’ira delle istituzioni. Il viceministro dello Sviluppo Economico Teresa Bellanova, che conduce la trattativa, ha definito "inaccettabile la decisione unilaterale della serrata". Ribadisce, insomma, da che parte sta il governo. Mentre il presidente della Regione, Roberto Maroni, convoca l’amministratore delegato Carlo Spinelli, figlio del fondatore Amedeo Spinelli. Presente a Roma e parte in causa più che mai, dopo la decisione di demandare a un tavolo locale la missione di trovare un punto di incontro fra le parti, l’assessore regionale al Lavoro Valentina Aprea. Alla task-force lombarda il compito "di ridurre a più miti consigli i vertici della multinazionale", prima del nuovo appuntamento romano fissato per il 15.

Durissima la reazione di sindacati e dei lavoratori. "K-Flex ha respinto la nostra proposta di tornare al dialogo", spiegano Matteo Moretti della Filctem Cgil e Domenico Frustagli della Femca Cisl. E al picchetto annunciano: "Non ci fermeremo, finché non vedremo la luce in fondo al tunnel". Si dormirà ancora fuori dai cancelli di via Da Vinci per evitare "il trasloco dei macchinari". Fortissima la tensione al summit, anche per le richieste delle istituzioni di rendicontare l’uso dei fondi pubblici (35 milioni di euro, fra Sviluppo economico e Cassa Depositi e Prestiti) ricevuti per crescere e usati dagli Spinelli per consolidare un impero che conta 27 società in 60 Paesi, 11 siti produttivi, da Dubai alla Cina, 2mila dipendenti. Una piccola galassia, con grande fatturato, 320 milioni, che non conosce crisi e che oggi dice che non c’è più posto per i pionieri che l’hanno disegnata. Quello zoccolo duro di lavoratori che dal 1989 è stato in trasferta ai quattro angoli del mondo per istruire i colleghi entrati nel Gruppo. "E oggi ci ritroviamo ai margini", dicono con amarezza.

La Regione proverà a cambiare la loro sorte. Limando, gettando un ponte. Il viceministro Bellanova ha precisato pure che il governo interverrà "per garantire che la forza pubblica resti a fianco degli operai". Niente sgombero, dunque. Il pressing delle istituzioni sulla proprietà aumenta. Anche i sindaci saranno chiamati a fare la loro parte. Dovranno aiutare Cgil e Cisl a congelare i mutui delle famiglie coinvolte, dopo la sospensione del pagamento delle rette del nido e della mensa per i figli. Mentre sta per partire una nuova raccolta fondi pro presidio.