Vignate, il ricordo di Chiara a quattro mesi dalla tragedia

Accolta in caserma la famiglia della ragazza uccisa a febbraio da un’auto

 Mariacatena e Sergio Venuti con il figlio minore e il sindaco Paolo Gobbi nella caserma d

Mariacatena e Sergio Venuti con il figlio minore e il sindaco Paolo Gobbi nella caserma d

Vignate (Milano), 1 giugno 2019 - Un incontro in caserma, una lettera, uno scambio di doni, e ancora un grazie, nel nome di Chiara: «In quei giorni di dolore, ci siamo sentiti stretti in un abbraccio». Si sono incontrati l’altro pomeriggio, alla stazione dei carabinieri di Melzo, i vertici dell’Arma, il sindaco di Vignate Paolo Gobbi e i familiari di Chiara Venuti, la 25 enne studentessa vignatese che il 10 febbraio morì in un tragico incidente d’auto. L’auto su cui Chiara viaggiava con due amiche, rimaste gravemente ferite, era stata travolta da un’Audi A6, lei era morta sul colpo. Al volante dell’Audi, come si accertò nel giro di pochissimi giorni, un 33enne di Carugate, che dopo aver provocato lo schianto si era dato alla fuga, ed era stato sostituito “al volo” dal padre. Un caso drammatico che emozionò e sconvolse l’intera comunità. A volere l’incontro, chiesto attraverso il sindaco, Sergio e Mariacatena, i genitori di Chiara, e suo fratello minore. «In quei giorni - racconta ora la mamma della giovane Chiara - la gentilezza, la sensibilità, la grande partecipazione al nostro dolore dei carabinieri ci fecero sentire come stretti in un abbraccio. Non possiamo dimenticarlo. E non dimentichiamo la loro caparbietà e grande professionalità».

All’Arma si dovette la soluzione veloce del giallo. E il chiarimento della dinamica dell’incidente. Fu importante, per i familiari distrutti, avere la certezza della condotta di Chiara, al volante dell’utilitaria quella notte e del fatto che in nessun modo la giovane aveva avuto responsabilità: «Altre famiglie, oltre alla nostra, stavano in quelle ore soffrendo». A tre mesi dal fermo del pirata la macchina della giustizia è in moto, «ma su questo aspetto mantengo riserbo e attesa. Sappiamo solo che quanto acquisito sinora avallerebbe le ricostruzioni di allora». Una lettera commossa da sindaco e famiglia ai militari, che hanno ricambiato con un dono. Chiara è morta, ma vivrà. In suo nome verranno progetti e iniziative, della famiglia, delle istituzioni, delle forze dell’ordine. «Lo dissi al funerale, lo ripeto oggi. Chiara era una ragazza straordinaria. In lei avevamo seminato, ma stava germogliando qualche cosa di molto superiore. È lei che ha lasciato insegnamenti di vita a noi».

Amava il teatro, Chiara: «E io, sempre in sua compagnia perché è con me, raccolgo testi, preparo monologhi e riflessioni. Vorremmo organizzare qualche cosa, in futuro, che parlasse di ciò che Chiara amava, e avesse anche una finalità sociale, per i giovani come lei». Una ragazza speciale. «Io dico spesso che non era, non era mai stata, una figlia “normale”. Era tumultuosa, sempre in movimento. Per questo, con lei ero in simbiosi. Una conoscenza totale, e profonda», conclude la madre.