A Vaprio e Melzo è vietato abortire

Sono fra le 7 strutture su 62 in cui l’anno scorso non ci sono state interruzioni

La Regione Lombardia è al 14esimo posto in Italia e ultima nel Nord

La Regione Lombardia è al 14esimo posto in Italia e ultima nel Nord

Vaprio d'Adda (Milano), 20 settembre 2019 - «Diritti delle donne negati. L’Adda-Martesana non garantisce l’interruzione volontaria di gravidanza (Ivg)». L’indagine del Pd sull’attuazione della legge 194 del 1978 a 40 anni dall’entrata in vigore «evidenza lacune inaccettabili». Il consigliere regionale Dem Paola Bocci commenta gli esiti della ricerca. Ma l’Asst Melegnano-Martesana spiega: «Ci si può sottoporre all’intervento a Cernusco e a Vizzolo». E pure sulla Ru486, l’aborto farmacologico, il territorio arranca. «Sempre a Vizzolo c’è un ambulatorio dedicato», spiega l’Azienda. Lontano, troppo lontano dal fiume, «il tema rientra nelle criticità dei servizi dopo i tagli della Riforma», sottolineano i Democratici.

«Vaprio e Melzo sono fra le 7 strutture lombarde su 62 in cui l’anno scorso le interruzioni sono state pari a zero - spiega Bocci - delle 5.897 Ivg registrate in Regione nei primi sei mesi del 2019 (in calo rispetto al 2018 in cui sono state 12mila 240, «segno che la legge funziona»), neppure una è stata fatta nei presidi della zona. Una lesione evidente delle prerogative delle pazienti». Questo, nonostante l’articolo 9 della 194 affermi che «gli enti ospedalieri e le case di cura autorizzate sono tenuti ad assicurare sempre gli interventi di interruzione della gravidanza richiesti».

La difficoltà è la stessa che in altri ambiti: «Trovare medici», secondo la dirigenza sanitaria, alle prese con l’emergenza per altri specialisti, «gli anestesisti, ad esempio. Sono introvabili». Ma per il Pd il problema è un altro: «Il 66% dei ginecologi è obiettore di coscienza», una percentuale troppo alta per il consigliere. «Numeri ancora più sconfortanti se si guarda all’utilizzo della Ru486 - aggiunge -. Viene usata solo nel 13% delle strutture», ma nel 2017 erano l’8%.

«Casi rari pure da noi», conferma L’Azienda, anche perché la procedura fissata per legge e recentemente snellita è quasi sconosciuta. «Come la possibilità di ricorrervi - chiarisce Bocci -. Manca l’informazione. Un punto sul quale bisogna intervenire». «Su questo fronte il territorio e la Regione non brillano, siamo 14esimi in Italia e ultimi nel Nord, a fronte di un utilizzo del 43% in Liguria, del 42,5% in Piemonte, del 33 % in Emilia Romagna, del 29,45 in Puglia, del 28% in Toscana, del 21,2 % in Lazio, del 17, 6% in Calabria e del 17,4% in Sicilia, come evidenzia la Relazione nazionale sulla 194 del 31 dicembre 2018. Nei primi sei mesi del 2019 in Lombardia non era utilizzata in nessun modo in 26 strutture su 62, un dato solo di poco superiore a quello del 2018 quando gli ambulatori disponibili erano 32». Ci sono problemi anche sui tempi fra la certificazione di gravidanza e l’interruzione, «troppo lunghi, vanno accorciati».