Vaprio, i danni dell'alluvione: è l’ora di risarcire

Dopo la conta dei danni, il Comune chiama a raccolta le famiglie e le imprese colpite dalla calamità

Grandi problemi sul territorio

Grandi problemi sul territorio

Vaprio d'Adda (Milano), 20 novembre 2018 - Prima la calamità, ora la conta dei danni. Vaprio chiama a raccolta famiglie e aziende colpite dall’alluvione del 29 ottobre e chiede a tutti di affrettarsi "a quantificare il conto". E’ l’ora della burocrazia. I documenti devono essere restituiti in Municipio entro l’8 dicembre, a un mese esatto dalla dichiarazione dello stato di emergenza, pena la decadenza del diritto al rimborso. Due le schede a disposizione, una per i privati, l’altra per le imprese. Estremamente dettagliate, il Comune chiede oltre a una descrizione degli immobili colpiti dal clima impazzito anche di specificare l’impatto che fango, acqua e detriti hanno avuto in ciascun ambito dell’abitazione. È una carrellata che prende in esame tutto "con l’obiettivo di trasmettere una fotografia più precisa possibile - spiega il sindaco Andrea Beretta -. L’unico modo che abbiamo per ottenere qualcosa alla fine di un iter chilometrico". Idem per le ditte finite a mollo sotto la furia del vento e delle bombe d’acqua che venti giorni fa hanno causato tragedie in tutto il Paese. Si sono registrati problemi anche su edifici pubblici, in città, le scuole erano state chiuse due giorni per permettere ai tecnici di riportare aule e palestre in sicurezza dopo le grandi piogge.

Una prassi che dovranno seguire anche gli imprenditori, specificando se uffici e fabbriche sono stati dichiarati inagibili, o se hanno subìto solo ferite parziali. Una sezione particolare sul fronte capannoni è dedicata ai costi necessari per il ripristino degli impianti, dai quadri elettrici al riscaldamento. Sono attese decine di pratiche, accumulate in poche ore di anomalia climatica che ha seminato distruzione anche da queste parti. Poi, ci si metterà in fila con pazienza aspettando fondi che nella maggior parte dei casi o scarseggiano, o non ci sono proprio. E’ già successo per la tromba d’aria che nel 2009 mise in ginocchio Trezzo e Grezzago. I soldi non sono mai arrivati. Mentre quelli per l’alluvione del 2014 hanno cominciato a vedersi solo nel giugno scorso, quattro anni dopo i fatti. E senza coprire l’intero ammontare. Su un conto complessivo di 15 milioni nell’Adda-Martesana, Roma ha spedito in questo spicchio di hinterland 3 milioni 321mila euro, tutti per le ditte. A Trezzo, le spese pagate dal Comune per alloggi a favore degli sfollati sfioravano i 3 milioni, ma in cambio la giunta si è vista assegnare solo 7mila euro. Nella sola Liscate per ricominciare a produrre i padroncini avevano dovuto sborsare di tasca propria un milione.