Terrorismo, condannata a 9 anni la prima foreign fighter italiana

La corte d'Assise d'appello di Milano ha confermato la pena inflitta in primo grado a Maria Giulia "Fatima" Sergio

Maria Giulia Sergio, detta "Fatima"

Maria Giulia Sergio, detta "Fatima"

Inzago (Milano), 13 giugno 2018 La corte d'Assise d'appello di Milano ha condannato a 9 anni Maria Giulia 'Fatima' Sergio, confermando così la pena inflitta in primo grado alla prima foreign fighter italiana. Confermate anche per gli altri imputati le pene inflitte in  primo grado, tra cui 10 anni al marito di Fatima, l'albanese Aldo Kobuzi.

I giudici, nel confermare la sentenza di primo grado del dicembre 2016, hanno accolto le richieste del sostituto pg Nunzia Ciaravolo secondo cui Fatima, latitante come il marito, sarebbe una "fanatica convinta" con un ruolo fondamentale nel cercare di convincere padre e madre (entrambi morti e pertanto per loro era stata dichiarata l'estinzione del reato) e la sorella Marianna (5 anni e 4 mesi in appello con rito abbreviato) a partire per i territori del Califfato e che anche lei si era addestrata con le armi. E così sono rimaste immutate pure le condanne a 9 anni per la cosiddetta "maestra indottrinatrice" Haik Bushra, cittadina canadese che si troverebbe in Arabia Saudita, a 8 anni per Donika Coku e Seriola Kobuzi (anche loro sarebbero in Siria), madre e sorella di Aldo Kobuzi. Tutti gli imputati, infine, sono stati condannati a pagare le spese processuali. Le motivazioni della Corte saranno depositate entro 90 giorni. 

Fatima e il marito Kobuzi erano partiti per andare a combattere con le milizie dell'Is nell'autunno del 2014 e di loro da quel momento si sa più nulla. Il padre, Sergio Sergio, invece, venne arrestato assieme alla moglie Assunta Buonfiglio e alla figlia Marianna nel luglio del 2015 perché, stando alle indagini dell'ex procuratore aggiunto di Milano e ora aggiunto alla Dna, Maurizio Romanelli e del pm Paola Pirotta, erano tutti in procinto lasciare di l'Italia per raggiungere la figlia che li incitava ad unirsi a lei via Skype con  frasi del tipo: "Noi qui ammazziamo i miscredenti, tagliamo  le teste e conquisteremo Roma". La famiglia Sergio, originaria della Campania, viveva a Inzago, nel Milanese