Vaprio d'Adda, Inail boccia la riduzione nella scuola dei sogni

Niente tagli al progetto, che costerà molto di più. Il sindaco: "Poco collaborativi, i pronipoti pagheranno ancora le rate"

Il rendering presentato nella fase progettuale

Il rendering presentato nella fase progettuale

Vaprio d'Adda (Milano), 9 febbraio 2020 - Sette mesi di duello, una proposta di riduzione, e ora il verdetto: la scuola dei sogni resta così come è. Si arrende per così dire alla ragion di Stato, la nuova giunta di Vaprio che, per ridimensionare teatro e palestra delle future medie, dovrebbe affrontare costi tali di fermo cantiere da farla desistere.

Ma non senza polemiche. Il sindaco Luigi Fumagalli non nasconde "il dispiacere per la scarsa collaborazione di Inail a individuare una soluzione ragionevole nell’interesse della comunità". Dietro l’affermazione c’è tutto quello che il primo cittadino sostiene sin dai tempi della campagna elettorale, poco meno di un anno fa. "Restano aperte le domande: tra 36 anni i nostri nipoti staranno ancora pagando questo debito - spiega Fumagalli – una scelta che io non mi sarei sentito di fare". All’affondo la minoranza, Vaprio in Movimento, che prima del cambio di casacca in Municipio promosse il progetto – costo 7 milioni di euro per il primo istituto in Italia realizzato di fatto dal ministero del Lavoro – replica che la struttura è "destinata a scrivere una nuova pagina nella storia dell’edilizia in ambito formativo". Parole che non hanno mai convinto il primo cittadino. E neppure oggi. Fumagalli promette controlli serrati sul cantiere, denunciando "rincari per ritocchi al rialzo ancora prima che siano gettate le fondamenta. Cercheremo ogni mezzo per alleggerire la spesa di un’opera che graverà sulle generazione future". "Anche noi crediamo nella scuola, ma amministrare significa guardare in faccia la realtà anche quando è scomoda". "Quanto ci costerà questo istituto alla fine? Chi pagherà gli arredi?". Domande che hanno sempre avuto una risposta, ripetute mille volte in questi mesi in cui il Comune ha cercato uno sconto sia sul disegno che sulla gestione.

La proposta presentata all’Istituto di previdenza infortuni era stata bollata dall’opposizione come il tentativo di "snaturare l’opera impoverendola", frutto di una visione sbagliata. Ma salvo colpi di scena improbabili resterà tutto come era, il teatro-auditorium da 165 posti che l’amministrazione voleva cancellare e la palestra Coni con 150 sedute. L’edificio firmato dal prestigioso Studio C+S, cioè dagli architetti Carlo Cappai e Maria Alessandra Segantini, è stato esposto alla Biennale di Venezia. A fare la parte del leone sono le vetrate che lo caratterizzano. Ospiterà 15 aule più cinque speciali, laboratori tecnici e sale dedicate al corpo docenti e si sviluppa su due livelli. Il piano terra è stato pensato per "aprirsi alla città", quello superiore per la didattica vera e propria.