Pozzo d'Adda, crisi Ntm: c’è speranza

Rinviato lo sfratto all’azienda: quasi salvi i quindici lavoratori

Il presidio dei lavoratori

Il presidio dei lavoratori

Pozzo d'Adda (Milano), 18 settembre 2019 - Sfratto scongiurato per la seconda volta e adesso arriva la proroga: gli operai non saranno costretti a lasciare la Ntm di Pozzo. È il primo atto dell’intesa fra la vecchia e la nuova proprietà che da tempo si combattono a colpi di carte bollate, e a farne le spese rischiavano di essere proprio i 15 dipendenti della ditta di via Berlinguer che realizza cavi in rame. Ieri, il nuovo capitolo dell’odissea che va avanti da mesi. L’ufficiale giudiziario ha concesso un nuovo termine per lasciare il capannone: il 27 settembre. Ma è un pro forma, il 25 le parti dovrebbero firmare un nuovo accordo e lasciarsi alle spalle le turbolenze estive. Il sindacato ci spera: "Gli ostacoli sono stati superati, le società hanno trovato una composizione dei rispettivi interessi, siamo fiduciosi che stavolta la cessione di ramo d’azienda vada a buon fine", spiega Francesco Caruso, segretario della Uilm Milano Monza e Brianza che segue la vertenza.

La vicenda aveva fatto discutere perché la chiusura della ditta sarebbe arrivata non per mancanza di commesse, che non sono mai venute meno, ma per la contesa sullo stabilimento. Il paradosso aveva fatto rompere gli indugi alle maestranze che a luglio hanno impedito che venissero messi i sigilli alla fabbrica, al culmine di una protesta condensata in una striscione: "Vogliamo solo lavorare". A fare chiarezza nel merito sono intervenute due sentenze del Tribunale di Milano, entrambe a favore della venditrice. "Ma senza un posto dove produrre le tute blu sarebbero finite in mezzo alla strada", ricorda il segretario. Ed è scattata la mobilitazione. Al presidio era arrivato anche il sindaco Roberto Botter: "Il futuro delle famiglie coinvolte nella vertenza riguarda il Comune da vicino".

L’Amministrazione aveva anche aperto le porte del municipio per incontri in campo neutro fra i contendenti nel momento di maggiore tensione. Tutti tasselli del percorso che ha avuto come esito la fumata bianca sulle nuove condizioni economiche del passaggio di testimone. "Per noi ha sempre contato poco chi avesse ragione in aula - sottolinea Caruso - l’importante è che ci sia continuità lavorativa. È questo il nocciolo del problema. Ha prevalso il buon senso, puntavamo a una soluzione condivisa e abbiamo centrato l’obiettivo". Manca la firma e gli operai restano con il fiato sospeso in attesa del suggello, mercoledì prossimo. "In gioco c’è il nostro futuro e quello dei nostri figli".