Pozzo d’Adda: candele per ricordare Charlotte, uccisa dal compagno

Poesie e fiori davanti al cancello del civico 25 di via Taviani

L'iniziativa in ricordo di Charlotte Yapi Akassi

L'iniziativa in ricordo di Charlotte Yapi Akassi

Pozzo d'Adda (Milano), 3 ottobre 2019 - «Dalla vita aveva avuto zero, e dava mille a tutti. Una fine ingiusta». Poesie, fiori e lumini accesi per ricordare Charlotte Yapi Akassi, Sharly, la 31enne di origine ivoriana uccisa la scorsa settimana. Parole, affetto, ricordi. Un solo grande assente, l’uomo che l’ha uccisa. «Non merita nemmeno di essere nominato. Oggi, qui, lui non c’è».

È volato in rete nel giro di 24 ore l’invito a trovarsi tutti, donne e uomini, ragazze e ragazzi, davanti al cancello del civico 25 di via Taviani, dove la scorsa settimana Sharly è stata strangolata da Carmelo Fiore, l’uomo di 46 anni che frequentava da un anno, reo confesso e in carcere. Promotrici le donne dei circoli Pd di zona, all’appello hanno aderito volontarie delle associazioni antiviolenza come Mariposa o la neonata Rete Viola, amiche, vicine. Ma c’erano anche amministratori e semplici cittadini. Un fiore, una candelina. Lacrime e lettura. Malamore di Concita De Gregorio, Quando Parlerai di me, di Maria Teresa Infante, Perché?, la canzone di Alex Britti che parla di lividi sul volto e violenza. Quella che ha interrotto il cammino di Sharly, 31enne dal passato pieno di sofferenza, mamma affettuosa di due bambini, ragazza solare. Le lacrime sul volto della vicina Francesca, quelle sul viso di Fatim Toure, l’amica e confidente. Che sapeva. «Mille volte le ho detto di lasciarlo. Lei non riusciva».

Un sorriso tirato che racconta tutta la rabbia del mondo sul volto di Riccardo Massaro, ex fidanzato e grande amico della giovane uccisa. «Una ragazza dalla forza d’animo enorme, determinata. Troppo buona». Anche con l’uomo che la picchiava. Non lo aveva mai denunciato: «Lui aveva tre figli. Lei non voleva danneggiarli». Ma ora: «Chiediamo giustizia. Lui deve rimanere in carcere». «Un’iniziativa nata in poche ore - così le organizzatrici -. Non volevamo che la storia di Sharly si spegnesse. Il nostro impegno? Lavorare insieme, parlarci e impedire nuove tragedie». Tante donne impegnate nel promuovere la cultura del rispetto, della prevenzione. Gli sportelli antiviolenza sono attivi da un anno, hanno bisogno di sostegno. Il 12 ottobre una camminata di sensibilizzazione, con uno slogan: «Non chiudere gli occhi».