Ponti sull’Adda, scatta il conto alla rovescia

La riapertura del viadotto di Paderno alleggerirà il traffico a Trezzo

Il ponte urbano di Trezzo

Il ponte urbano di Trezzo

Trezzo sull'Adda (Milano), 12 settembre 2019 - Alle code infinite sul ponte i trezzesi hanno fatto il callo. Presto, però, il serpentone d’auto che ogni giorno semina smog all’ora di punta si accorcerà. L’8 novembre riapre il viadotto di Paderno, chiuso un anno fa da Rfi perché a rischio crollo. Verifiche indotte dalla tragedia di Genova avevano spinto i tecnici delle ferrovie alla soluzione drastica. Ora, in anticipo di un mese sul programma, il vicino cavalcavia del Lecchese torna in servizio. «E noi tiriamo un sospiro di sollievo», dice il vicesindaco Danilo Villa. Nell’anno dell’emergenza i 23mila veicoli che già facevano la spola fra milanese e bergamasca sono diventati 28mila, il 20% in più. «Se non altro torneremo ai vecchi dati», aggiunge l’ex borgomastro che ha la delega alle grandi opere. «Questa situazione non cambia il problema di fondo: i nostri ponti sono vecchi, hanno almeno 60 anni ciascuno, per dare risposte all’area degne dei tempi ne serve uno nuovo».

Qualcosa si muove in questa direzione. Oggi, i sindaci brianzoli sono chiamati dalla Provincia a scegliere il loro rappresentante nel Collegio di vigilanza di Pedemontana, «Tratta D», cioè quella che riguarda il confine fra Monza, hinterland e il viadotto sull’Adda. «A prescindere dalla soluzione adottata è essenziale che si faccia una scelta in questa direzione», sottolinea il vicesindaco. Concordano i confinanti, Cornate soprattutto che con Trezzo ha condiviso l’esodo dei pendolari orfani del San Michele, il cavalcavia di Paderno. Un esercito di habitué costretto a emigrare alla ricerca di una alternativa per raggiungere scuole e uffici. E Trezzo è stato uno degli sbocchi preferiti. Ed è proprio l’avvio del nuovo anno fra i banchi «l’ultimo stress-test che dobbiamo affrontare», ricorda Villa. Migliaia di ragazzi della zona, infatti, frequentano istituti della Bergamasca. Un eterno ping-pong che ha trasformato la perla dell’Adda in un inferno sia per il numero di mezzi in circolazione – ne sono stati contati 7 milioni l’anno – sia per il tappo che la striscia d’asfalto sul fiume da e per Capriate finisce per creare. Attese interminabili a motori accesi nonostante l’invito a spegnerli. «I cinque viadotti attuali non bastano più per rispondere a una crescita economica e demografica inimmaginabile quando vennero inaugurati - spiega il vicesindaco -. Le infrastrutture devono essere adeguate alla realtà».