Effetto Mittal nell'hinterland milanese, piovono disdette: "Rischiamo il baratro"

Effetto domino per l'indotto in Martesana. E i dipendenti di Paderno di Arcelor Mittal restano col fiato sospeso

L’imprenditore Lorenzo Vimercati lancia l’allarme per il settore della meccanica

L’imprenditore Lorenzo Vimercati lancia l’allarme per il settore della meccanica

Cernusco sul Naviglio (Milano), 11 novembre 2019 - Effetto Mittal, sulle aziende dell’Est Milano piovono disdette. E a Paderno dove il colosso franco-indiano ha una fabbrica restano tutti col fiato sospeso. In affanno il comparto meccanica che lavora per le acciaierie di Taranto. Nell’indotto c’è Lorenzo Vimercati, titolare della Meccanica Vimercati di Cernusco - minuteria di precisione - e presidente Assolombarda dell’Adda Martesana: "La preoccupazione aumenta di ora in ora. In gioco c’è il sistema Paese – dice -. L’ex Ilva non è un problema solo pugliese, ma italiano ed europeo. Il primo pensiero va ai lavoratori direttamente coinvolti e alle loro famiglie, ma se non si trova subito una soluzione rischiamo di essere trascinati a fondo da Nord a Sud. Un mio cliente ha ricevuto una disdetta dall’ex Ilva e io a cascata, e lui si procurava le materia prima in Germania. In un mondo globalizzato con imprese sempre più integrate, il rischio di un effetto domino è quasi una certezza»".

"Sono ore difficili per fornitori e dipendenti – aggiunge Vimercati – se perdiamo l’acciaio siamo spacciati. Dove l’acquisteremo? In Oriente, ma le condizioni di vendita - praticamente cash e i costi di trasporto - si trasformeranno in un’ecatombe per l’industria italiana. E il territorio, cuore manifatturiero del Paese, sarà il primo a pagarne le conseguenze". "Di questo passo, da secondo produttore d’Europa, non so cosa diventeremmo". Mentre si cerca una soluzione politica alla crisi, le aziende tremano.

"Questa situazione pone un interrogativo sul futuro che va sciolto al più presto. Rischiamo la fuga di investitori e clienti stranieri, è il sistema che perde credibilità. La parola negli affari è tutto", sottolinea il presidente. Dopo i problemi legati alla finanziaria e alla solita burocrazia, arriva la tegola più temuta: "Una frenata che rischia di trascinare tutti nel baratro sulla scia di Taranto", insiste Vimercati. Ma la nazionalizzazione - strada che sembra farsi avanti nel governo, se la multinazionale confermasse la volontà di lasciare l’Italia - terrorizza gli industriali. "Per carità con l’Alitalia abbiamo perso 1,6 miliardi in due anni. E vogliamo tornare alla Finsider, 15mila miliardi di lire bruciati nell’altoforno dell’acciaio pubblico?", dice il presidente di Assolombarda Carlo Bonomi.

Una critica allargata alla manovra economica: "Plastic tax, sugar tax, la botta sulle auto aziendali, ogni giorno c’è una sorpresa - aggiunge -, ma la costante è la totale ignoranza della situazione generale dell’economia, delle necessità delle imprese e degli effetti che provvedimenti avventati produrranno sul Paese e le sue fragili prospettive di crescita". La crisi pugliese rischia di offuscare la crescita all’ombra della Madonnina, dove in cinque anni il Pil è aumentato del 9,4%, il doppio di quello italiano. "Ma con questo clima di incertezza rischiamo di tornare al 2008", teme Vimercati. In affanno anche Paderno, dove l’ex Ilva ha una sede. I 49 lavoratori hanno ricevuto la lettera di disimpegno dei franco-indiani e i sindacati hanno chiesto un incontro urgente ai vertici di MittalNello stabilimento nell’hinterland si fanno lavorazioni più leggere che a Taranto, tranciature di laminati per poi distribuire nastri e lamiere d’acciaio per i settori dell’automotive, dell’elettrodomestico e delle costruzioni. "Siamo in guardia - dice Gabriele Fiore, della Fim-Cisl Monza-Brianza-Lecco - finora non ci sono state conseguenze, ma entro fine anno dobbiamo discutere di premio di risultato". A dicembre 2018 il ramo della galassia Arcelor a cui appartiene Paderno aveva registrato una perdita di quasi 13 milioni.