Tragedia di Melzo, la verità nell'auto fantasma

Dopo il ritrovamento a Paullo del cavadere di Sara gli investigatori continuano a cercare la Golf nella Muzza

Ricerche nell’Adda

Ricerche nell’Adda

Melzo (Milano), 15 giugno 2018 - LA Golf non si trova. Ma gli inquirenti sono convinti che in macchina ci siano le risposte al giallo dei fidanzati di Melzo. Ripescarla, è fondamentale. Ieri, nuova battuta di carabinieri e sommozzatori nella Muzza, a monte del punto in cui è riaffiorato il corpo di Sara Luciani. Si cerca l’auto della coppia, prima tomba della 21enne scomparsa venerdì e morta poche ore dopo essere uscita di casa. Come, è il problema. Gli inquirenti ritengono che il fidanzato 31enne Manuel Buzzini l’abbia spinta nel canale e poi si sia tolto la vita. Magari, dopo una lite per la cocaina che era tornata a ossessionarlo. Lui si è impiccato nel cortile della nonna, lei è rimasta nella roggia per cinque giorni prima di essere ritrovata da un passante, mercoledì. La giovane donna indossava maglietta e pantaloni scuri come quando l’8 giugno salì sul sedile posteriore, al volante il compagno, accanto l’amico.

La testimonianza del terzo uomo è uno dei punti fermi in una storia che dopo una settimana conserva intatto il mistero delle prime ore. E' il 35enne di Melzo il primo ad aver acceso un faro sul lasso di tempo che separa l’ultimo saluto ai genitori di Sara dalla scoperta del metalmeccanico suicida, alle 7 del giorno dopo. L’aveva già fatta finita da tre ore, il suo rientro in via Mantova alle 4 è stato ripreso da una telecamera di sorveglianza. <WC>È<WC1> solo e scavalca il cancello. Poi, si è stretto al collo un cordino da pescatore portandosi via per sempre il loro segreto. Manuel non ha lasciato un biglietto o un indizio che potesse aiutare famiglie e investigatori a capire cosa l’abbia spinto a togliersi la vita, cioè cosa sia successo in quella notte di sballo e morte. Il conoscente della coppia, estraneo a quanto accaduto ai ragazzi, ha confermato che lui e l’operaio avevano assunto droga, Sara no.

Teatro della tragedia, la Golf. Si torna sempre lì. Analizzarla significherà chiarire cosa è avvenuto nell’abitacolo e come è finita in acqua. Se per tragica fatalità, un incidente, o perché Buzzini ce l’ha spinta con dentro lei. Il canale è l’altro elemento della vicenda. Il metalmeccanico era bagnato dalla cintola in giù e aveva le scarpe sporche di fango quando è stato trovato. Il paraurti posteriore si è fermato contro le chiuse della centrale idroelettrica a Paullo, domenica. Tre giorni dopo, poco lontano, le acque hanno restituito il cadavere della giovane disoccupata, riconosciuta con certezza dai tatuaggi che aveva sul braccio. Particolari che rendono straziante il dolore dei genitori, che hanno chiesto il massimo rispetto della loro situazione tramite l’avvocato Alessandro Malvezzi. Bisogna andare a fondo, gli inquirenti non si arrendono. Oggi, si riprende a scandagliare l’alveo.