Melzo, botte e insulti a calciatore senegalese. Il papà: "Voglio giustizia"

Il padre del calciatore insultato e picchiato in campo chiede di punire i responsabili

Il padre del ragazzo tra il presidente del Melzo 1908 e il general manager

Il padre del ragazzo tra il presidente del Melzo 1908 e il general manager

Melzo (Milano), 4 novembre 2019 - "Non voglio scuse, non servono più. Ma giustizia sì: per mio figlio e soprattutto per i tanti altri bambini o ragazzi cui potrebbe capitare quello che è successo a lui». Le parole di Moustapha, il padre del calciatore 17enne di origine senegalese insultato e picchiato a Milano, venerdì sera, al termine di una partita. Era ancora a lavorare, quando è stato chiamato per raggiungere il figlio al pronto soccorso. "Sono un genitore. Cerco di educare i miei figli. Agli altri genitori chiedo di educare i loro: i ragazzi sono tutti uguali. Bisogna ripeterglielo". L’eco dell’episodio occorso al calciatore del Melzo 1908, raggiunto da un pugno sferrato dal padre di un avversario in campo a fine match, è inarrestabile. E inarrestabile l’onda della solidarietà. Le indagini, intanto, proseguono.

"Per quel che ci concerne - così il presidente, il manager e l’allenatore del Melzo - pensiamo a un’iniziativa subito, quando saremo nuovamente in campo. Non mancherà un atto d’accusa contro intolleranza, violenza e razzismo". Quanto accaduto sul campo del Cea Milano di viale Ungheria è al centro della denuncia presentata ai carabinieri a Gorgonzola. All’episodio hanno assistito in tanti. Il racconto del giovane. "La partita era finita quando un avversario mi ha ancora una volta insultato. Era tutta la partita che venivo placcato e insultato. Ho fatto per andare verso di lui, ma i miei compagni mi hanno subito fermato. Ero lontano".

Qui l’aggressione. "Una donna, forse la madre di quel ragazzo, mi ha bloccato da dietro. E subito dopo l’uomo è arrivato da un lato e mi ha tirato il pugno. Sono finito per terra. E subito mi sono venuti sopra altri cinque avversari. Poi i miei compagni mi hanno aiutato a rialzarmi". Gli insulti razzisti all’indirizzo del giovane erano piovuti per tutta la partita. "Una situazione assurda- così il mister, Carlo Scozzafava - . Abbiamo chiesto l’intervento dell’arbitro non una, ma più volte. Nessuno ha fatto niente. Questo ragazzo, alla fine dell’incontro, non ce la faceva più". "Sia chiaro - così il manager della società Nicola Mattera - siamo favorevolissimi all’arbitraggio femminile. In questa precisa circostanza c’è stata una gestione inefficace". Moreno Assanelli, il presidente del Melzo: "Una sola cosa andava fatta. Far uscire il pubblico, subito. Ma c’è dell’altro. Perchè quei genitori erano in campo? Chiederemo chiarezza".

Al fischio finale, la tensione era alle stelle. L’identità dell’uomo che ha sferrato il pugno sarebbe stata già accertata. Ma dettagli o provvedimenti non sono ufficializzati. Il diciassettenne porterà il collare per alcuni giorni. Per scordare i terribili minuti di venerdì sera occorrerà molto più tempo. Ma la passione consola: «Sabato prossimo voglio giocare». Non una consuetudine, gli insulti per il colore della pelle. «Mi era capitato da piccolo, alle medie. Qualche altra volta è successo in campo. Ma come stavolta, no». Ora servono risposte. «Chiediamo con forza - così ancora Mattera - una presa di posizione forte». Una telefonata, ieri mattina, è intercorsa fra il presidente del Melzo Moreno Assanelli e Massimo Achini, presidente del Csi organizzatore del campionato juniores: «Ha espresso solidarietà e partecipazione».

Agli inquirenti spetterà valutare lo scenario razzista dell’episodio, per spessore e gravità: «Ma quel che è avvenuto lo abbiamo sentito e visto tutti. Non si può non parlare di razzismo. Ed è necessario, urgente, che gli organismi preposti diano delle risposte decise». Allo stadio di Melzo, domenica, si è precipitata anche una delegazione dell’associazione Afro Italiana. «Moustapha è un nostro membro attivo - dice il presidente Seidu Niang - vogliamo che la famiglia senta che ci siamo. E sono a loro disposizione i nostri avvocati». «Esprimiamo vicinanza e solidarietà al nostro studente e alla sua famiglia. Come può lo sport tollerare tutto questo?», il messaggio dell’Accademia Formativa Martesana.